RABAT, MAROCCO – Il Sahara Occidentale è attualmente diviso da un muro, che il Marocco ha eretto per delimitare l’area sotto la propria autorità dalla cosiddetta “Free Zone”, controllata dal Fronte Polisario. L’origine della discordia risale al 1975, quando le truppe Spagnole si ritirarono dall’ex-colonia, lasciando campo libero a Rabat con gli Accordi di Madrid.
L’occupazione del Sahara Occidentale da parte delle truppe marocchine si andò però a scontrare con la resistenza del Fronte Polisario, che rivendicava l’indipendenza della regione e del popolo Saharawi. La guerra che ne è scaturita si è protratta dal 1975 al 1991 e ha visto contrapporsi le truppe regolari marocchine e le forze del Fronte Polisario, che si è affidato perlopiù ad azioni di guerriglia.
Le ostilità si protrassero così a lungo anche per via dell’appoggio che l’Algeria, avversaria storica del Marocco, fornì al Fronte Polisario per tutta la durata del conflitto, offrendo armi, sostegno e basi logistiche.
Il discutibile successo dei caschi blu di MINURSO
Un “cessate il fuoco” venne finalmente raggiunto nel 1991, con l’approvazione del “Settlement Plan”, che prevedeva la cessazione delle ostilità e lo svolgimento di un referendum che avrebbe garantito il diritto all’autodeterminazione del Popolo Saharawi. A implementazione del Settlement Plan, con la Risoluzione 690 del Consiglio di Sicurezza, venne disposta la missione di peacekeeping MINURSO.
Di fatto il referendum non si è mai svolto, la situazione sembra essersi progressivamente congelata e il Sahara Occidentale è ad oggi diviso da un muro, a Occidente del quale vi è la zona controllata dalle forze marocchine, mentre ad Oriente vi sono il Fronte Polisario e i caschi blu di MINURSO. Per circa 5 km ad Est e a Sud del muro si estende la “buffer strip”, striscia cuscinetto, all’interno della quale è vietata la presenza di truppe che non siano Caschi Blu ed è all’interno di tale area che hanno avuto luogo i fatti dell’ultima settimana.
Un autostrada cruciale per il Marocco
L’intervento dell’esercito marocchino, che ha avuto luogo nel weekend, aveva uno scopo ben preciso: sgomberare l’autostrada N1, occupata dai manifestanti sin dal 20 Ottobre. L’autostrada svolge di fatto una funzione fondamentale, poiché rappresenta il principale asse di comunicazione che, partendo da Tangeri e passando per Rabat, collega il Marocco alla Mauritania e poi ancora più a sud, fino al Ghana.
Nella scorsa settimana circa 200 autisti di automezzi marocchini, fermi sul lato mauritano delle frontiera e impossibilitati a rientrare in Marocco a causa dei posti di blocco allestiti dai manifestanti, avevano richiesto l’intervento delle autorità marocchine e mauritane per sbloccare la situazione. Il Marocco ha risposto mobilitando le forze armate, sgomberando con metodi decisamente sbrigativi l’autostrada e riaprendo le vie di comunicazione con la Mauritania.
La dichiarazione di guerra
Il Fronte Polisario ha dunque dichiarato guerra al Marocco, in risposta a quella che considera come una palese infrazione del “cessate il fuoco” del 1991, secondo cui l’area era parte della “buffer strip” neutrale: all’interno dell’area è infatti vietato il dispiegamento di mezzi e personale sia dell’esercito marocchino che del Fronte Polisario e il Marocco, con la sua azione militare, avrebbe violato tale neutralità.
Il Marocco, da parte sua, ha affermato di aver agito per difendere i propri legittimi interessi, minacciati dall’interruzione delle comunicazioni stradali con la Mauritania presso il posto di confine di Guerguerat. Rabat ha infatti accusato il Fronte Polisario di aver orchestrato le proteste, volte a scatenare una reazione.
Fronte Polisario in crescente difficoltà
L’escalation delle ultime settimane, determinata dai tentativi da parte di civili Saharawi o direttamente dal Fronte Polisario di bloccare l’importante via di comunicazione, non giunge a caso. L’occupazione marocchina in Sahara Occidentale non era mai stata riconosciuta dalla maggior parte della comunità internazionale: nel 1984, la SADR (Sahara Arad Democratic Republic), l’entità statuale che rappresenta il Sahara Occidentale non occupato, era stata anche ammessa nell’Unione Africana e il Marocco aveva reagito abbandonando l’organizzazione.
Tuttavia, negli ultimi anni, le cose sono parecchio cambiate. Nel 2017 il Marocco è tornato a far parte dell’Unione Africana e nel corso dell’ultimo anno ben 15 Stati africani hanno aperto consolati nella porzione marocchina di Sahara Occidentale, riconoscendo di fatto la sovranità marocchina sulla regione. Il 4 Novembre è stata poi la volta degli Emirati Arabi Uniti e la Giordania ha annunciato che ne seguirà l’esempio.
Il Fronte Polisario è in corsa contro il tempo e la dichiarazione di guerra è un disperato tentativo di evitare che giungano altri riconoscimenti che vadano a sancire definitivamente l’occupazione del Marocco dei due terzi del territorio del Sahara Occidentale attualmente in suo controllo. Tuttavia, l’azione non sembra aver destato particolari reazioni all’estero, anche l’Algeria si è limitata semplicemente a condannare l’intervento marocchino, mentre l’ONU continua a ripetere di cercare una “soluzione politica” e i suoi caschi blu sembrano sempre più inutili
Guglielmo Rezza (OTHERNEWS)
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