Sono pugliesi le prime due medaglie nel carniere Olimpico dell’Italia. Nel grande circo dello sport globale e miliardario, sopravvivono oasi di una purezza che credevamo perduta. Sono le Olimpiadi, ogni quattro anni (o quasi), a rinnovare questo piccolo miracolo, riportando alla luce della ribalta, eroi umili e sconosciuti, figli di un’Italia “minore” e invisibile, che faticano, lottano e poi vincono.
Ieri pomeriggio a Mesagne e a Foggia, hanno sospeso la controra, per seguire, zitti ma svegli, le imprese di Vito e Luigi. È stato così che nel silenzio abitato dal frinire delle cicale è esplosa la gioia della buona gente di paese.
Il maestro Baglivo da Mesagne sembrava il maestro Perboni del libro “Cuore”. Pacato, umile e paterno mentre parlava e piangeva per i suoi allievi. Sembravano scritti per lui quei versi di Emily Dickinson per cui solo “chi ne avverte il doloroso bisogno conosce il sapore del nettare e non uno della purpurea folla che oggi ha conquistato la bandiera, saprà con tanta chiarezza dire cosa è vittoria, come chi nell’agonia dell’esclusione, sente risuonare, dilacerato e preciso, lo stridore lontano del trionfo”. I nipoti dei vecchi braccianti della sitibonda Puglia hanno trovato il loro posto al sole: che brilla come l’oro e l’argento della vittoria. (valentino losito)
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