Oggi sciopero di 24 ore di tutti gli stabilimenti del gruppo Acciaierie d’Italia. Francesco Boccia, pugliese, responsabile economico del Partito Democratico, chiede lumi sull’accordo di programma firmato dal ministro Raffaele Fitto e dall’amministratore delegato dell’azienda, Lucia Morselli.
I segretari nazionali di Fim, Film e Uilm, Roberto Benaglia, Michele De Palma e Rocco Palombella, sono stati convocati per questa mattina alle 11.15 a Palazzo Chigi. Stamattina è in corso la manifestazione promossa dalle tre sigle sindacali per credere certezze sul destino di Acciaierie d’Italia.
Sono partiti alle 23 di ieri, giovedì 19 ottobre, alla volta di Roma i pullman di operai ex Ilva che oggi scioperano per 24 ore in tutti gli stabilimenti di Acciaierie d’Italia. Si tratta dello sciopero indetto dai sindacati per la crisi di Acciaierie d’Italia. «Sono mesi – affermano Fim, Fiom e Uilm nazionali all’indomani delle allarmanti parole del presidente di AdI, Franco Bernabé, che ha prefigurato il rischio di chiusura dello stabilimento – che denunciamo le condizioni disastrose in cui versano gli stabilimenti del gruppo di Acciaierie D’Italia a causa della mancanza di investimenti e di manutenzioni ordinarie e straordinarie».
«Il Governo – scrivono – continua a rimanere in silenzio di fronte a questa situazione che sta peraltro mettendo in pericolo la salute e la sicurezza dei lavoratori. Nonostante questo, l’Amministratore Delegato Lucia Morselli dice che va tutto bene grazie ai manager, che questa è la versione migliore dell’Ilva degli ultimi anni, mentre aumenta la cassa integrazione in tutti gli stabilimenti e si arriverà quest’hanno a produrre meno di 3 milioni di tonnellate di acciaio. Il Governo deve assumersi le sue responsabilità e arrivare ad una soluzione condivisa con le organizzazioni sindacali che consenta il rilancio produttivo del gruppo garantendo l’occupazione dei lavoratori diretti, dell’indotto e dell’Ilva in AS, la sostenibilità ambientale e la continuità dei progetti di decarbonizzazione. Questo non può avvenire con trattative segrete che, come dimostrato dall’ultimo accordo tra Azienda e Governo del marzo 2020, producono solo cassa integrazione e difficoltà».
Sulla questione interviene anche l’assessore comunale di Taranto, Mattia Giorno: «Il Governo smetta di perdere tempo in divisioni interne tra Ministri e prenda urgenti decisioni sul futuro della stabilimento. Proseguire sulla linea Draghi e sul piano di decarbonizzazione già proposto da Regione e Comune è l’unica soluzione possibile. L’alternativa rischia di essere una devastante bomba sociale, con la più grave crisi industriale nazionale degli ultimi 30 anni, oltre che ambientale e di tutta l’economia legata all’indotto; e quindi della città. Taranto non merita di essere abbandonata e lasciata morire così. È il tempo delle scelte, del coraggio, e mentre il Governo continua a rimandare responsabilità e firmare accordi segreti, il tempo continua a scorrere. Ma ormai è quasi finito».
Sulla vertenza del siderurgico si è tenuta una partecipata assemblea al circolo del Pd “Di Vittorio”, al quartiere Paolo VI.
Voluta dal segretario di circolo Michele Portacci, vi hanno preso parte Giuseppe Romano, segretario generale Fiom Puglia, il consigliere regionale Michele Mazzarano, la segretaria provinciale Anna Filippetti, il segretario cittadino Giuseppe Tursi. Mazzarano ha sottolineato la necessità di recuperare «una unità con le organizzazioni sindacali, con le associazioni datoriali e con tutti gli attori che soffrono questa terribile crisi». Il rapporto con i sindacati anche nelle parole di Filippetti: «Tra gli errori che questo partito ha fatto sul territorio, sicuramente c’è il non essere riuscito a tenere in piedi una interlocuzione, anche vivace, con i sindacati che vivono ogni giorno questo stabilimento e che dei lavoratori sono espressione diretta. Se da un lato va riconosciuto questo passo falso e recuperato terreno, dall’altro mi sento di chiedere alle stesse organizzazioni sindacali, a nome del Pd di Taranto, una minore litigiosità e il tentativo di ricercare un punto di incontro sul merito delle questioni». Tursi ha affermato: «Con grande dispiacere assistiamo all’agonia del polo siderurgico tarantino e di tutti i suoi lavoratori diretti e indiretti, per mano anche e soprattutto di un Governo di centro destra incapace di incanalarsi nell’unica direzione percorribile».
In attesa della pronuncia della Corte di Giustizia dell’Unione Europea sul tema del danno sanitario connesso ai livelli di inquinamento da benzene, pregiudiziale nel dirimere il procedimento amministrativo avverso l’ordinanza del sindaco Rinaldo Melucci del 22 maggio 2023 n. 9, l’amministrazione comunale ha chiesto il rinvio dell’udienza pubblica innanzi al Tar Lecce, originariamente fissata al 26 ottobre 2023, per consentire che la Corte di Lussemburgo possa intervenire, in modo definitivo, sulle ragioni preliminari a quelle formulate nel provvedimento impugnato.
A conforto di tale scelta è intervenuta anche la Commissione Europea che, nella propria memoria depositata nell’ambito del giudizio innanzi alla Corte di Giustizia, ha ribadito come la valutazione del rischio sanitario legato a emissioni nocive, debba riguardare tutte le sostanze inquinanti, anche oltre quelle “generalmente attese” poiché trattasi di una questione non legata alla quantità di emissioni, bensì agli effetti prodotti anche quando le sostanze cancerogene “hanno effetti in dosi molto limitate”.
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