Prima per ore in ambulanza, poi lasciata per un giorno e mezzo su una barella, nel Pronto Soccorso dell’ospedale San Pio di Castellaneta.
Domenica Solazzo, di Ginosa, operatrice socio sanitaria nel reparto Covid di cardiologia del San Pio di Castellaneta, si trova improvvisamente ad essere dall’altra parte della barricata. Colpita da dolori addominali, per una sospetta infiammazione al colon, presa da febbri alte, scopre di avere i sintomi del Covid. La positività le viene diagnosticata quando effettua un tampone pre ricovero. Tornata a casa, in preda a forti dolori, chiama il 118. Ecco la sua testimonianza.
D. Signora Solazzo, com’è cominciato il suo calvario?
R. In pratica il lunedì, 29 marzo, dopo 20 giorni che ero allettata, perché avevo dei dolori addominali, è sopraggiunto il Covid. Stremata dai dolori, ho chiamato il 118. Sono arrivati a casa due operatori, ovviamente senza infermiere e dottori perché capisco anche il periodo, ci mancherebbe, il personale sanitario è sotto stress; mi hanno portato al pronto soccorso di Castellaneta e lì sono rimasta in ambulanza quattro ore, dalle 11:30 orario d’arrivo fino alle 15:30. È venuto solo il dottore, si è solo affacciato, ma non è entrato in ambulanza, chiedendomi il mio nominativo e quale fosse il mio problema; poi l’infermiera ha chiesto i miei dati; ho dato i miei dati ed è finita qua. Io sulla barella avevo dolori e cercavo di trovare la posizione che mi facesse stare bene.
D. È riuscita a risalire a cosa fossero dovuti questi dolori addominali?
R. Si, purtroppo dal 6 Febbraio ho questi dolori addominali e poi ho chiesto al dottore se potevo fare una ecografia, ho fatto un eco addome e hanno trovato dei calcoli alla colecisti.
Avevo anche forti dolori al colon e i dottori suppongono, ma non ci sono ancora diagnosi, che ci sia una irritazione al colon, però non c’è ancora una diagnosi precisa. Dovevo fare un pre-ricovero il 16 di Marzo, purtroppo l’8 ho iniziato ad avere dei sintomi del covid e il 12 è iniziata la febbre. Il 15 come da protocollo, quando devi accedere in un ospedale, ti fanno il tampone, ovviamente io il 15 avevo già avvisato il chirurgo che mi tiene in cura, che avevo questi sintomi e che erano sicuramente riconducibili al covid, quindi il 15 faccio il tampone al Moscati di Taranto. I l 16 mi dicono della mia positività e quindi mi hanno bloccato il pre-ricovero. Io dal 16 ho lottato e lotto contro la malattia.
Adesso il covid, sembra che lo abbia debellato, me lo auguro. È dal 16 marzo, che ho questi dolori lancinanti, un dolore atroce al colon e sono andata avanti con calmanti, mi hanno dato anche la cura per il colon irritato, mi hanno somministrato la cura covid da seguire a casa.. Ho seguito tutto alla lettera.
D. Poi è subentrato questo stato di malessere.
R. Il 16 e’ subentrato il Covid, però il mio stato non è migliorato, anzi è degenerato, perché tra il Covid che ti debilita molto e tutto il resto, è una bella botta! Ho avuto tutti i sintomi eccetto problemi con i polmoni, quello no, devo essere sincera.
D. In ambulanza, che è successo dopo che è venuta l’infermiera?
R. Mi hanno chiesto i dati , poi se ne sono andati. Non mi hanno messo in accesso venoso in ambulanza, e solo i parametri me gli hanno presi già in ambulanza gli operatori del 118, quello sì assolutamente; e l’hanno comunicato; il trattamento, l’ossigenazione, la febbre e la temperatura corporea e la pressione. Alle 15:30 mi portano dentro il pronto soccorso, mi mettono su una barella, che ci sta pure, , perché purtroppo è un periodo molto critico, mi sta pure bene che io sono stata sulla barella, anche se i miei problemi sono aumentati perché ho problemi renali, anche discopatie alla colonna vertebrale, i dolori alla schiena, dolori ai reni; perché stare dalle 11:30 fino alle 20 del giorno seguente su una barella, le assicuro che non è una passeggiata.
D. Assolutamente no, questo per quante ore?
R. Allora dalle 15:30 fino alle 20 del giorno seguente, ma io non mi lamento nemmeno di questo, se devo essere sincera.
D. Un giorno e mezzo, un giorno e mezzo sulla barella…
R. Ma io capisco anche questo perché il punto covid era pieno; io quello che non capisco, è la noncuranza che hanno avuto verso di me, perché i dottori e gli operatori, le dico che io non ho visto un dottore fermo a perdere tempo, o un operatore sanitario che sia un operatore sanitario, o un infermiere che stava lì a passeggiare, no, sarei veramente falsa se dicessi questo! Ho visto ragazzi stremati, dottori che passano da una parte all’altra e non si fermano un attimo e operatori, infermieri operatori socio sanitari che corrono da una parte all’altra. Il personale è allo stremo, bisogna potenziarlo.
Sicuramente loro hanno capito il mio problema, sono arrivata alle 15:30; appena sono arrivata, mi hanno messo l’accesso venoso e mi hanno fatto il prelievo del sangue, e io stavo lì e tutta rannicchiata sulla barella, e alle 18 io chiedevo un calmante perché avevo dolori, e alle 18 mi hanno dato un calmante, un Toradol e poi mi hanno fatto un elettrocardiogramma.
D. Dalle 15:30 alle 20 del giorno successivo ha avuto sempre dolori?
R. No, dopo il Toradol non ho avuto dolori allo stomaco. Tra il Toradol e il digiuno, il primo giorno mi ha seguito una dottoressa. Il secondo giorno non ho voluto da mangiare, anche se mi è stato portato il cibo al momento giusto ci mancherebbe, perché purtroppo io ho problemi di mal di pancia e diarrea quindi, avendo un colon infiammato non avevo questa voglia di mangiare, praticamente alle 18 mi hanno dato il primo calmante per lo stomaco e subito mi sono ripresa, ma il dolore al colon no. Poi c’è stato il cambio turno, è venuta la dottoressa, si è avvicinata e mi ha fatto fare un altro calmante e ho anche riposato un pò.
Il giorno dopo è venuto il dottore e si è prestato a visitarmi, l’ho pregato di darmi qualcosa, farmi qualche accertamento, capire il perché di questa situazione e lui mi ha detto: “Domenica, ci conosciamo, siccome lavoro in ospedale, mi ha detto, non ti prometto niente di sicuro, però se riesce la mia collega ti fa un eco-addome. Infatti alle 19:30 più o meno, non mi ricordo di preciso, prima delle dimissioni, mi hanno fatto questo eco-addome, dove mi hanno ribadito questo calcolo alla colecisti, però giustamente come ha detto la dottoressa, non si può vedere cosa c’è al colon, da cosa possa dipendere questa irritazione. Di sicuro c’è un’irritazione all’addome. Quando mi hanno dimesso, io mi sono fatta fare un calmante per poter ritornare a casa, ma le assicuro, e c’era testimone la paziente accanto a me, che io me ne sono andata camminando piegata, perché il dolore purtroppo stava ancora lì e mi hanno dimesso con gli stessi dolori senza una diagnosi, senza una terapia da seguire, niente.
D. Come sta adesso?
R. Ho dolori ma lo dico, ieri ho mangiato dopo due giorni di digiuno, ieri ho mangiato, ora mi sono sentita di nuovo male, dolori allo stomaco e mal di pancia diarrea, purtroppo è così.
D. C’è qualcuno con lei?
D. HO le mie figlie, assolutamente ho le mie figlie, purtroppo il personale è estremamente stremato, questo lo vedevo negli occhi di tutti; e le dico di più, io il giorno seguente, prima delle dimissioni, verso le 18 e 30, mi sono alzata dalla barella perché avevo i reni a pezzi, e mi sono affacciata all’interno della stanza di degenza. DI punto in bianco, l’infermiere che stava lì vicino al carrello della terapia,mi apostrofa in malo modo: “Signora cosa fa alzata si metta sulla barella, deve stare coricata, da ‘ fastidio!”
A quel punto, non me la sono tenuta. Ho chiesto nome e cognome di questa persona perché avrei fatto la segnalazione del suo comportamento a chi di dovere.
Quando l’infermiere ha sentito la mia determinazione nel fare la segnalazione, mi ha incrociato e mi ha detto che era stato un momento di nervi, perché non ce la faceva più, il carico del lavoro è forte, ha rilevato come ci siano molti infermieri nuovi nel reparto covid e le chiedo scusa, ma finiamola qua. Non faccia nessuna segnalazione, la prego.
Ho detto: “Guardi, io accetto le scuse, solo perché lei è un mio collega, però, ho detto, io sono un operatore socio sanitario, lavoro in cardiologia covid, con tutti i pazienti e non ho mai ho alzato la voce, ho abbracciato, anche baciato pazienti, che erano in crisi di pianto che si sentono demoralizzati perché lì non hanno nessuno; io non chiedevo questo, ma almeno un po’ di rispetto! Io sto su quella barella da ieri mattina dalle 11:30 sto male, mi fanno male i reni, la schiena, volevo un po’ sgranchirmi le gambe, non va bene così! Capisco lo stress, ma il rispetto delle persone, non deve mai venire meno, mai! Tutti i pazienti devono essere trattati allo stesso modo. Senza differenze.
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