Con una impietosa disamina delle ragioni che lo hanno spinto all’addio, Pietro lospinuso abbandona il partito azzurro.
“Caro Presidente Berlusconi, ho comunicato stamani alla chat del Coordinamento Regionale del partito – atteso che, lo stesso, ha assunto forma ectoplasmatica e non viene convocato da moltissimo tempo neanche per fare l’analisi del voto delle ultime due tornate elettorali amministrative, autunnali e primaverili – le mie dimissioni dall’esecutivo e da Forza Italia.
Ritengo, pertanto giusto rappresentarTi le mie ragioni. Nel lontano 2013, terminata l’esistenza del Pdl, con un gruppo di amici pugliesi, guidati dall’amico Maurizio Gasparri, cui mi lega una fraterna ed indissolubile amicizia personale, da sempre nostro riferimento politico insieme al compianto Altero Matteoli, decidemmo di aderire a Forza Italia. In particolare, il 3 Dicembre 2013, comunicai in un articolo tale decisione affermando: “Aderisco a Forza Italia nella piena convinzione che questa sia la strada giusta per continuare a servire, nell’Italia di oggi e di domani, i valori nei quali fin da ragazzo mi sono riconosciuto e che sono stati la stella polare di tutto il mio impegno politico nella destra italiana. La Forza Italia a cui aderisco, infatti, non è la stessa con cui pur noi di An ci alleammo vent’anni fa, perché somiglia oggi molto di più a quel che allora noi eravamo., e la colloca apertamente all’opposizione di un regime fallimentare che continua a costringere l’Italia in un’autentica oppressione fiscale e burocratica, dopo avere svenduto la nostra sovranità nazionale ad organismi internazionali che ci stanno sadicamente spingendo verso la miseria. Forza Italia cioè oggi rappresenta la stragrande maggioranza della Destra italiana. Essa così è la concretizzazione attuale del progetto originario di Alleanza Nazionale, concepita da Pinuccio Tatarella” .
Oggi, purtroppo, Forza Italia, non è più quella del 2013, ha smesso di essere quel cuore pulsante, quel grande contenitore dove anche la stragrande maggioranza della destra si riconosceva, ha smesso di dar voce a quella comunità di persone e di ideali che si riconosceva anche nella destra storica, come il sottoscritto, che proviene, e ne è fiero, dal Msi prima e da An poi.
Forza Italia di oggi ha smesso di attuare quel progetto politico, che ha visto in Pinuccio Tatarella uno degli attori principali, ha smesso di aggregare tutti quei soggetti non di sinistra per dar luogo ad un sistema autenticamente bipolare.
Il verbo aggregare è stato sostituito dal verbo separare.
Presidente, Forza Italia è, come da ultimo hai rivendicato pochi giorni orsono, un partito di centro, l’unico partito di Centro e, forse per questo, ha rinunciato ad essere un partito di centrodestra, ha smesso di parlare a quella componente di destra e, anche per questo, ha creato le basi affinché nascessero a destra altre formazioni politiche che ne interpretassero l’anima ed i valori.
Forza Italia ha smesso non solo di parlare a destra ma ha difficoltà a farsi comprendere al centro se è vero, come è vero, che autorevoli rappresentati della stessa, forzisti dagli albori, hanno creato o vorrebbero creare altre formazioni di centro in un’ ottica sicuramente non bipolare, ultima in ordine di tempo la Ministra in carica Gelmini, capodelegazione di Forza Italia nel Governo Draghi, il Ministro Brunetta e, forse, il Ministro Carfagna.
Qualcuno si è mai interrogato sul perché siano accadute e accadano determinate prese di distanza? Qualcuno si è chiesto a cosa sia dovuta questa lenta ma costante perdita di consensi?
Non è, forse, come molti denunciano, che Forza Italia abbia perso il contatto con i cittadini dando l’impressione di essere un partito chiuso che al proprio interno spesso mortifica chi ha dimostrato di avere un consenso da parte degli elettori e premia chi vuole difendere la propria posizione, la propria poltrona, il proprio orticello, che è lontano anni luce dai bisogni della comunità?
I fatti dimostrano che quella componente di destra all’interno di Forza Italia che si è voluta, di fatto, emarginare e renderla marginale è tutt’altro che minoritaria nel Paese. È stato un grandissimo errore non rappresentare più determinati ideali e valori.
Le dichiarazioni esplicite sulla collocazione al centro di Forza Italia, si sono tradotte, da parte dei vari vicerè, in una tendenza ad escludere piuttosto che ad includere.
Chi proviene da una storia di destra vive una situazione di disagio, quasi di pulizia etnica, da separato in casa se non proprio di ospite. Sono andati via, creandomi non solo disagio e disappunto ma anche una grande tristezza e dispiacere, non solo dirigenti, che hanno dato vita ad altre formazioni politiche, ma anche tanti amici, bravissimi colleghi con i quali ho condiviso decenni di battaglie politiche, moltissimi militanti, senza che mai nessuno, a Roma come a Bari, si sia interrogato sul perché di tante defezioni.
E’ prevalsa la politica dell’orticello, ci si accontenta del poco, magari garantendosi la conferma di un seggio in Parlamento o qualche concorrente in meno per le candidature in Regione, piuttosto che aprire il Partito. E’ prevalsa la politica dei social che più social non si può, piuttosto che quella del territorio, dei circoli o delle sezioni.
Questa è la logica che governa Forza Italia in Puglia: più si avvicinano le elezioni, più si allontanano gli organismi di partito e più ci sono uomini soli al comando.
Anche nelle periferie dell’Impero al verbo aggregare si è preferito il verbo separare.
Per verecòndia ometto di rappresentare le problematiche relative alla gestione del partito in Puglia.
In fondo basta verificare le recentissime elezioni amministrative per rendersi conto delle percentuali risibili conseguite da Forza Italia. Il centrodestra governava in 30 Comuni su 50, ne abbiamo persi 20, con il risultato che le coalizioni alternative al centrodestra governano oggi 40 Amministrazioni su 50 ed il centrodestra appena 10.
Tra queste spicca il capolovaro indiscusso del Comune di Taranto ove il coordinatore regionale di Forza Italia, on. D’Attis, insieme a pochissimi intimi, è riuscito nell’impresa storica di candidare a sindaco l’ex segretario provinciale del Pd e primo dei non eletti in Consiglio Regionale della lista Con del Presidente Emiliano e a costituire, come loro ebbero a chiamarla: La grande alleanza, o più correttamente, come io la determino: La grande ammucchiata.
Tra i compagni di merenda c’erano consiglieri del centro sinistra che avevano sfiduciato il sindaco uscente Melucci e addirittura un consigliere regionale, capogruppo della lista Con di centrosinistra in Consiglio Regionale, che a Taranto si candidava per il Centrodestra. Condotta illogica e colma di contraddizioni. Risultato? Abbiamo perso al primo turno, il sindaco uscente è stato eletto con il 60,63% dei voti.
Mi auguro, caro Presidente Berlusconi, che queste situazioni Ti siano state rappresentate correttamente e non mistificate come ormai da tempo accade nel partito.
Un consiglio Presidente, prima che sia troppo tardi: riprendi in mano il partito, possibilmente con qualche filtro in meno, se vuoi avere un quadro reale di quello che accade nei territori.
Tu sei, in Italia e nel mondo, uno dei più grandi imprenditori, e suppongo non faresti mai gestire le Tue società da amministratori che chiudono sistematicamente in perdita i bilanci.
Hai mai chiesto il conto degli utili conseguiti, per esempio nelle elezioni amministrative degli ultimi anni nei capoluoghi di provincia e nei Comuni più grandi? Abbiamo perso, caro Presidente, in questi ultimi anni a Bari, a Lecce, a Brindisi, a Taranto, ad Andria, a Trani, a Foggia il Comune è stato sciolto dopo meno di due anni.
Le percentuali prese da Forza Italia nei succitati Comuni sono a dir poco imbarazzanti.
Se non riusciamo a vincere in questi Comuni, come possiamo pretendere di concorrere per vincere le elezioni Regionali?
Se continuerà a valere la regola che qualunque cosa accada non cambia nulla, che comunque vada sia tutto esemplare o che la colpa sia dell’astensionismo o, peggio ancora come va tanto di moda in questo periodo in Puglia, che le responsabilità siano sempre da attribuire al Presidente Emiliano senza fare un minimo di autocritica, continueremo a non fare molta strada, il destino è già inesorabilmente segnato.
Speravo tanto in un cambio di passo che, come immaginavo, non c’è stato. Si è preferito ancora una volta innescare il silenziatore e se sino ad oggi solo un atto di fraterna amicizia con Maurizio Gasparri e Dario Damiani mi ha frenato dal prendere questa decisione, ma oggi la misura è colma.
Per queste motivazioni politiche, ed in verità ho omesso molto, ho deciso, mio malgrado, di dimettermi dai miei incarichi in Puglia e di lasciare Forza Italia.
Sono un uomo di destra che ha salutato con entusiasmo l’adesione a Forza Italia nella convinzione che continuasse a propugnare anche i valori di una destra moderna in una ottica autenticamente bipolare.
L’indirizzo politico attuale è lontano dalle mia storia e dalle mie aspettative, la gestione attuale del Partito in Puglia, per come si sono sviluppati i fatti, è assolutamente insoddisfacente.
Spero, Caro Presidente, che avrai modo di leggere queste mie considerazioni, dovrebbe essere sempre utile per Partito discutere, confrontarsi anche scontrarsi, ascoltare finanche l’ultimo degli iscritti. Da noi, ormai, è diventato utopico.
Un deserto sconfinato dove il burattinaio di turno anima pessimi fantocci.
Ringrazio Te per avermi dato occasione di condividere alcune importanti ed esaltanti battaglie politiche, ringrazio e saluto gli amici che continueranno la loro militanza politica in Forza Italia augurando al Partito un celere ritorno agli antichi lustri.”
Pietro Lospinuso
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