Un’altra foto, un altro cancello chiuso, dietro una panchina vuota, all’ombra di un albero, che distende i rami frondosi, leggermente stanchi, sull’album dei ricordi.
Qui, proprio qui, c’era il Blue Moon, forse la prima grande pizzeria, forse la prima grande balera di Marina di Ginosa.
All’inizio si chiamava Imbarcadero, quasi ad avocare, salvo poi a mantenere, sogni proebiti, romantici, grevi e trasgressivi, consumati in una sera e conservati per una vita, come solo gli anni ’70 sapevano essere.
Da qui sono passati, nella carezza di una notte, i grandi nomi della musica italiana, da Umberto Bindi a molti altri, magari arrivati al seguito di Pippo Baudo e dei suoi grandi tour canori, alla scoperta di nuovi talenti; ma al di là di quel cancello, sono nate e cresciute le ambizioni di tanti gruppi musicali locali, che allora si chiamavano complessi e che speravano, da Ginosa Marina, di spiccare il volo, verso ben altre ribalte; e magari di incidere un disco. Allora non si erano i like, non c’era YouTube e le visualizzazioni. Certo non era un mondo idilliaco, la droga cominciava a diffondersi, la canna era di sinistra, come l’eroina, dei poeti maledetti, la cocaina non c’era ancora, perlomeno quella di, massa, E comunque era considerata di destra; ma c’era in ogni caso, un’idea di futuro.
Ora c’è, un ennesimo cancello chiuso. Per vedere e vivere un buon concerto, basta spostarsi di poco, verso Bernalda, Policoro o Matera. Quando c’era il Blue Moon, Marina di Ginosa era un punto di riferimento per il turismo, sulla costa Ionica e non solo. Adesso appare ripiegata su se stessa.
Dove è finito il nostro spirito di iniziativa, aspettiamo sempre il papa straniero?
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