Si riaprono le relazioni industriali. I sindacati cercano di costruire un fronte compatto del dialogo. «Sulla crisi dell’indotto Confindustria dovrebbe decidere da che parte stare. Se sta dalla parte delle aziende che lavorano per lo stabilimento dovrebbe aprire un contenzioso con Mittal che non apre perché c’è un conflitto di interessi». Lo ha detto il segretario generale della Fiom Cgil nazionale, Michele De Palma, parlando con i giornalisti dopo aver partecipato, presso il consiglio di fabbrica dello stabilimento di Taranto di Acciaierie d’Italia, a un’assemblea con i lavoratori per discutere della vertenza ex Ilva e della mobilitazione dell’8 ottobre organizzata dalla Cgil. Il riferimento è alla nota dei presidenti Confindustria Taranto e Confindustria Puglia Salvatore Toma e Sergio Fontana che nei giorni scorsi hanno sottolineato che «per le aziende dell’indotto ex Ilva è oramai questione di sopravvivenza: se non arriveranno risorse urgenti per far fronte alla crisi di liquidità dovuta ai crediti vantati nei confronti di Acciaierie d’Italia, circa 100 milioni di euro, sarà – hanno aggiunto – emergenza sociale. Occorre dunque assicurare risorse ad Acciaierie d’Italia affinché saldi i crediti verso le imprese dell’indotto».
Parlando della situazione generale della fabbrica, De Palma ha affermato che «c’è molta disaffezione. I lavoratori si sentono addosso la responsabilità dello stabilimento, la responsabilità ambientale, la responsabilità della loro condizione personale. Azienda e governo invece no, ognuno si deresponsabilizza, questa è la cosa che ti fa arrabbiare. Sono più responsabili i lavoratori che coloro che dovrebbero assumersi le responsabilità e c’è chi è pagato per farlo».
«La richiesta che faccio al governo sia regionale che nazionale è di aprire immediatamente il tavolo sulla siderurgia perché da questo dipende un effetto domino sull’industria del Paese e anche sulla situazione della città di Taranto e dei lavoratori dello stabilimento». Lo ha affermato il segretario nazionale della Fiom, Michele De Palma, a margine di un’assemblea con i lavoratori all’ex Ilva di Taranto. «Non so – ha aggiunto – se con il governo di centrodestra ci saranno più difficoltà nel dialogare. Abbiamo fatto un’assemblea in vista della manifestazione dell’8 ottobre che la Cgil aveva indetto prima che ci fosse il voto. Io sono abituato a negoziare coi padroni, io non me li scelgo i padroni, non me li scelgo i governi, io negozio e contratto con chi c’è». Il problema, secondo De Palma, «è che fino ad ora non si è contrattato e non si è negoziato. Quindi il punto di differenza con il governo che ci sarà è se apre un tavolo negoziale, contrattuale, in cui il dire e il fare hanno una relazione perché di chiacchiere ne abbiamo sentite molte».
«E’ stato fatto un accordo per l’ingresso in maggioranza di Invitalia nel 2024 che rischia di mettere in discussione e di depauperare gli stabilimenti, i lavoratori e gli impianti, ma ci possono essere le condizioni per poterlo modificare. Secondo me lo Stato dovrebbe, come era in premessa, andare in maggioranza di capitale e assumersi la responsabilità di gestire gli impianti. Siamo l’unico Paese in cui se dici una cosa del genere rischi di passare per comunista». Così il segretario generale della Fiom, Michele De Palma, al termine di un’assemblea con i lavoratori all’ex Ilva di Taranto. «Spero che il nuovo governo – ha proseguito De Palma – si assuma questa responsabilità a differenza di quello che hanno fatto i governi sino a oggi. Questa azienda è il centro del futuro metalmeccanico industriale del nostro Paese, senza l’acciaio non si fa nulla dell’industria metalmeccanica ed è giusto che ci siano gli investimenti che tra l’altro noi avevamo chiesto». Il leader della Fiom ha ricordato che «anche nell’ultimo incontro al Mise le organizzazioni sindacali avevano sollecitato un processo di ricapitalizzazione da un lato e di investimenti sul circolante dall’altro per evitare la situazione che c’è. I due miliardi li hanno messi coi decreti Aiuti bis e Aiuti ter, le ispezioni il ministro del Lavoro le ha fatte, ma c’è un piccolo dettaglio: questa – ha concluso De Palma – è un’azienda a partecipazione pubblica, il problema non è cosa fai sul momento, il punto è come governi l’azienda per il futuro, nei rapporti con i lavoratori, ed è quello che manca»
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