Un altro Natale all’ombra del covid, delle povertà nascoste e delle occasioni perdute o inseguite. Ginosa si arrampica su se stessa alla ricerca di una luce, con paure non sopite e rassegnate, che il sapore di famiglia e di tradizione, che si respira comunque durante queste grandi festività, con cartellate vincotto e porcelli, riesce solo lievemente a placare.
Certo tutto si stampererà su una grande tavolata, in una gioia trattenuta, ma per un momento genuina, che raccoglierà in un sorriso quel briciolo di speranza a cui nessuno rinuncia. Chi proprio non potrà, troverà comunque un pasto caldo e una fetta di panettone, insieme ad un po’ di calore, con qualcuno da guardare negli occhi, nella mensa della Caritas, con le immancabili lasagne. Perché Natale sia la festa in cui nessuno rimanga e si senta solo. Il bene non è la chimera di un attimo. Molte esistenze continueranno a consumarsi all’ombra di un marciapiedi o di una birra disperata, cercando il caporale che ti porti a giornata. Ci saranno anche i natali diversi a Ginosa, qualcuno festeggerà il Natale ortodosso, O magari quello Cristiano copto, qualcuno aspetterà la festa del sacrificio. Anche il Capodanno cade in tempi diversi. Comunque la si pensi Natale fa parte di noi. Anche qui mi sarà il Natale dei Lavoratori precari, di Chi rischia il posto, di chi non vede futuro. Di chi è in ansia. Ma Natale è un momento, non per sentirsi più buoni, o falsamente buonisti, nel tepore delle nostre esili certezze, traballante, che magari ci teniamo strette,tra i pugni, i mugugni e le braccia conserte. Natale è invece la festa che ti dice che tu non esisti senza l’altro. Anche tu ed io possiamo rinascere, magari insieme. Forse non sappiamo ancora come, ma cominciamo, col darci una mano.
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