Una voce potente, dal timbro forte, flessuoso e a tratti malinconico. Nicola Malagnini cantando in streaming, dall’ auditorium del conservatorio di Matera, si è dimostrato un magnifico Rodolfo, in una Boheme classica e crepuscolare, come era negli intenti di Giacomo Puccini, magistralmente orchestrata e condotta dalla regia di Katia Ricciarelli, che sempre più si guadagna il ruolo di mentore delle giovani voci, proiettandole sui palcoscenici nazionali e internazionali.
Con questa prova, andata in scena il 12 febbraio scorso, il tenore Nicola Malagnini, di Ginosa, da anni laertino d’adozione, ha confermato la raggiunta maturità stilistica, personale e professionale, tenendo bene la scena di uno dei ruoli più difficili nel repertorio pucciniano, da “Che gelida manina” fino a duetto d’amore e all’apoteosi finale con la morte di Mimì.
Ma il successo, meritato e costruito negli anni, non è certamente frutto di improvvisazione, e gesto istrionico ma invece di tanto studio, presenza scenica e sacrificio, in cui Nicola non smette, mai di dimostrare, soprattutto se stesso e poi agli altri, le sue indubbie qualità vocali, che da dono naturale, nel vibrato diventano poi vera e propria cifra stilistica, di un ragazzo fattosi uomo con la musica classica e poi con la lirica, scoprendo sempre nuovi orizzonti di sperimentazione e crescita, che sotto l’ala protettrice del suo maestro Francesco Zingariello e di Katia Ricciarelli, che lo ha fortemente voluto in questo ruolo, lo faranno certamente volare verso le platee che merita.
Forza Nicola, la fatica e l’amore verso ciò che si fa e ciò a cui aspira, premiano sempre, come hai ampiamente sperimentato negli anni dell’Accademia, del conservatorio di Matera, dove ti sei diplomato nel 2019, oltre che nei primi debutti, con L’elisir d’amore, diventando l’artista completo che sei oggi. (mip)
PIÙ COMMENTATI