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Bari – Come già riportato dall’agenzia Ansa gli agricoltori e i vivaisti europei chiedono alla ricerca e alle istituzioni Ue di accelerare sull’editing del genoma e le nuove biotecnologie per costituire varietà di ulivi e altre piante resistenti alla Xylella. A pochi giorni dall’annuncio della Commissione europea di voler cambiare le regole sugli Ogm, Luigi Catalano del Civi-Italia, l’organismo nazionale che rappresenta il settore vivaistico, ha indicato alla terza Conferenza Efsa sulla Xylella fastidiosa la necessità di avviare “un programma su larga scala” per costituire varietà di ulivo e di altre piante resistenti alla Xylella fastidiosa, anche utilizzando il nuovo biotech “per ottenere nuove varietà vegetali molto più velocemente rispetto ai metodi genetici tradizionali”.
Sulla stessa linea gli agricoltori Ue del Copa e Cogeca, che chiedono anche soluzioni specifiche per salvare gli alberi monumentali, e l’associazione europea dei vivaisti Ena. Agricoltori e vivaisti vorrebbero inoltre vedere concretizzati ristori e investimenti nelle aree più danneggiate dal batterio, test rapidi, più sorveglianza e prevenzione, ma anche più comunicazione e sensibilizzazione dei cittadini. Anche per alcuni scienziati intervenuti nel dibattito l’attuale legislazione Ue sulle biotecnologie è “un collo di bottiglia”. Ma la ricerca percorre molte strade. “Non c’è da aspettarsi una sola soluzione, la ricerca sulla Xylella fastidiosa in Europa avanza sulla biologia degli insetti vettori e la suscettibilità delle piante ospiti”, ha detto Maria Saponari dell’Istituto per la protezione sostenibile delle piante del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Ipsp) di Bari, chiudendo la conferenza Efsa.
Saponari fa parte del gruppo che nel 2013 ha rilevato per primo la Xylella fastidiosa in territorio Ue , collegando il parassita al disseccamento rapido degli ulivi nel Salento.
D’altro canto, il WWF Puglia fa sua la denuncia che parte dalle organizzazioni dei produttori biologici, dell’agricoltura contadina e della
società civile, che esprimono profonda preoccupazione rispetto alla posizione della Commissione
europea che si è espressa a favore di una regolamentazione ad hoc per le nuove tecniche di
manipolazione genetica (NGT/NBT) per sottrarle alla normativa sugli OGM in essere, aggirando
così la sentenza della Corte di Giustizia europea.
Dando un sostanziale via libera agli OGM di
nuova generazione, la Commissione annuncia la resa di fronte alle pressioni delle industrie
dell’agribusiness mettendo in discussione lo stesso principio di precauzione europeo.
Si tratta di una grave minaccia per le piccole e medie produzioni locali e, in generale, per tutto
il comparto delle produzioni biologiche e di qualità che caratterizzano il Made in Italy. Facendo
eco alla voce delle lobby industriali, la Commissione elenca le stesse promesse non mantenute
che sono state fatte vent’anni fa per promuovere gli OGM: meno pesticidi, maggiori rese,
adattamento al cambiamento climatico.
Lo studio della Commissione europea sulle nuove tecniche genomiche NGT, o anche NBT, è
stato pubblicato su richiesta del Consiglio e a seguito di importanti e continue pressioni
lobbistiche da parte dei grandi gruppi industriali del settore. La Commissione, noncurante dei
rischi e degli allarmi lanciati dalla società civile e dalle organizzazioni contadine e degli
agricoltori biologici ha rilasciato il suo nulla osta a una deregolamentazione, visto che le nuove
tecniche ricadono attualmente sotto la normativa degli OGM, così come stabilito dalla Corte di
Giustizia Europea nel 2018. Sottrarre i prodotti OGM ottenuti con queste tecniche alla
normativa in essere significa, inoltre, rimettere in discussione una etichettatura chiara, la cui
rimozione potrebbe privare i consumatori del diritto di conoscere e scegliere cosa stanno
acquistando. Eppure l’Unione europea è il campione della tracciabilità, potendo attualmente
etichettare molti prodotti di qualità.
Chiediamo che, di fronte a questa infausta apertura, i parlamentari europei e nazionali, i
governi nazionali, regionali e locali si mobilitino immediatamente per impedire l’ingresso non
dichiarato e la coltivazione di organismi geneticamente modificati in Europa. Una vera
transizione ecologica si ottiene offrendo supporto all’agricoltura contadina, promuovendo
l’agricoltura biologica e favorendo l’agroecologia, l’economia circolare, la filiera corta e non
cedendo alle pressioni delle multinazionali e delle grandi corporazioni agricole. Proprio queste
infatti otterrebbero il controllo delle filiere agroalimentari grandi profitti dalla
commercializzazione di varietà geneticamente modificate continuando a imporre, di fatto, i
vecchi sistemi di produzione e distribuzione che hanno condotto alla crisi ambientale attuale.
Inoltre, estendere i brevetti sulle sementi, rappresenta una grave minaccia per la sovranità
alimentare delle popolazioni.
Lo studio sarà discusso dai ministri dell’Ue al Consiglio dell’agricoltura e della pesca a maggio.
La Commissione discuterà anche i suoi risultati con il Parlamento europeo e con tutte le parti
interessate. Nei prossimi mesi, sarà effettuata una valutazione d’impatto, compresa una
consultazione pubblica, per esplorare le opzioni politiche riguardanti la regolamentazione.
Le scriventi organizzazioni: Acu, Aiab, Altragricoltura Bio, Apab, Ari, Civiltà Contadina, Coord.
Zero OGM, Crocevia, Deafal, Egalité, European Consumers, Fairwatch, Federbio, Firab,
Greenpeace, Isde, Legambiente, Lipu, Navdanya, Pro Natura, Slow Food, Terra!, Unaapi, Wwf,
chiedono che la Commissione rispetti il principio di precauzione, protegga l’ambiente
dai rischi legati ai nuovi OGM e apra un dibattito pubblico basato sui fatti e su dati
scientifici indipendenti e non influenzato dagli interessi delle potenti lobby dell’agricoltura
industriale (oltre il 70% degli intervistati erano preventivamente favorevoli ai prodotti NBT).
Chiediamo che il Governo italiano si opponga all’introduzione di OGM di nuova generazione
salvaguardando il carattere “Libero da OGM” della sua agricoltura.
C’è ancora tempo per bloccare una deriva pilotata dai grandi interessi economici finanziari del
settore, che ben poco hanno a che vedere con la sostenibilità ambientale.
*Comunicato stampa per conto di: Acu; Aiab; Altragricoltura Bio; Apab; Ari, Civiltà Contadina,
Coord. Zero OGM; Crocevia; Deafal; Egalité; European Consumers; Fairwatch; Federbio; Firab;
Greenpeace; Isde; Legambiente; Lipu; Navdanya; Pro Natura; Slow Food; Terra!; Unaapi;
Wwf.
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