Le disdette delle prenotazioni in albergo e al ristorante dal 27 dicembre scorso in pochi giorni hanno raggiunto il 60% costringendo molti alberghi e ristoranti a disdire il tradizione cenone di Capodanno.
Al centralino di Federalberghi-Fipe-Confcommercio le telefonate dei titolari di strutture ricettive e di ristorazione confermano che la situazione dopo un Natale-Santo Stefano decisamente positivo è precipitata. Qualcuno sta tentando di mettere insieme i pochi prenotati in un’unica struttura ma anche questo risulta difficile. La colpa è di “Omicron”, la variante del coronavirus che già tanti danni sta causando al turismo, responsabile delle disdette in molti casi sino al fine settimana dell’Epifania.
Sono rimasti per lo più solo gli alberghi – riferisce il presidente di Federalberghi-Confcommercio Michele Tropiano – a confermare il cenone e il pranzo di San Silvestro per i propri clienti che hanno già occupato le camere da qualche giorno e sono in possesso del Super Green Pass. Ci sono colleghi che hanno effettuato acquisti di prodotti alimentari specifici per Capodanno che adesso subiranno con il danno la beffa di gettare buona parte in spazzatura. Contiamo di recuperare qualcosa con l’asporto. Da questo punto di vista – continua Tropiano – registriamo una buona accoglienza delle famiglie alla nostra proposta di cenone o di pranzo da consegnare a casa a riprova che non si vuole rinunciare a piatti particolari della festa. Per gli albergatori è forte il rammarico per il fine settimana 6-9 gennaio con un calendario favorevole agli arrivi.
Fipe-Confcommercio, pur avendo giù previsto un calo rispetto al 2019, sottolinea che siamo di fronte a “un quadro inaspettato fino solo a pochi giorni fa. Ci sono locali che in tre giorni hanno visto disdire la maggior parte delle prenotazioni senza riuscire a rimpiazzarle. Questo significa che il mese di dicembre, il più importante dell’anno e che da solo vale il 10% del fatturato dei ristoranti, è in buona parte compromesso e si aggiunge ad un periodo prolungato di crisi che stava finalmente vedendo una via di uscita. Ecco perché non esitiamo a chiedere al governo di dispensare misure urgenti come ad esempio le proroghe delle moratorie bancarie e della cassa Integrazione. Interventi che dovranno sostenere quei comparti che stanno soffrendo di più. Come la ristorazione nei luoghi turistici, quella legata agli eventi o alle feste private o le discoteche e i locali da ballo, letteralmente mortificati dall’ultimo provvedimento che li ha chiusi senza alcun preavviso fino al 31 gennaio”.
Eppure, i dati raccolti dall’Ufficio Studi della Federazione subito prima di Natale erano incoraggianti e parlavano di quattro milioni di italiani pronti a festeggiare l’ultimo dell’anno nei ristoranti aperti. I ristoratori avevano previsto una riduzione dei prezzi rispetto a due anni fa per favorire il trend di ripresa: 78 euro in media per il cenone rispetto agli 80 del 2019, mentre per cena e brindisi di mezzanotte con sottofondo musicale il calo era più evidente, 90 euro contro 105. In virtù di questi numeri la spesa totale prevista si sarebbe attestata intorno ai 325 milioni di euro, a fronte dei 445 milioni spesi due anni fa.
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