Pioviggina in Piazza San Pietro, in Città del Vaticano, mentre le bande militari di Stati vaticano ed italiano porgono il loro saluto a Sua Santità Francesco, affacciatosi al loggione centrale della facciata della Basilica Vaticana per il tradizionale Messaggio Natalizio e per la Benedizione “Urbi et Orbi” (=”a Roma e al mondo”), con cui è conseguibile l’indulgenza plenaria. Il Santo Padre ha poi cominciato il suo discorso riflettendo sull’importanza del dialogo e della pace in un mondo che oggi commemora il Verbo incarnato (“et Verbum caro factum est”, Gv 1). È allora cominciata una vera e propria supplica al Bambin Gesù, che il papa nomina anche Re della pace, Figlio di Dio, Bambino di Betlemme, Verbo Eterno, Cristo, invocandolo per l’ausilio alle zone colpite dai conflitti, alle donne e ai ragazzi vittime di violenze, agli anziani soli, alle vittime in qualunque modo della pandemia, ai presidi medico-sanitari, ai lontani dalla propria casa per ragioni belliche, ai prigionieri, ai migranti, alla carità per la Casa Comune, al perseguire i sentieri di pace sulle orme della Speranza dell'”In-fante”. Ha poi avviato l’Angelus Domini, concludendo la consueta preghiera mariana di mezzogiorno con la benedizione “Urbi et Orbi”, benedizione impartita solo in particolari giorni dell’anno liturgico. Il saluto conclusivo è stato tenuto dalle bande militari accompagnate dal possente suono delle campane vaticane.
Paolo Cascardi
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