Docenti sviliti e genitori in cattedra, il paradosso della scuola al contrario. Il ruolo degli insegnanti non è più riconosciuto: un numero sempre maggiore di mamme e papà litiga ai colloqui e in alcuni casi perde la testa individuando negli insegnanti dei proprio rampolli il nemico da abbattere. Che cosa farebbero il professor Giovanni Gentile, filosofo e pedagogista, titolare della cattedra di filosofia al liceo «Vittorio Emanuele» di Napoli (siamo nel 1900) o il professor Giovanni Pascoli insegnante di latino e greco nei licei di Matera e di Massa (dopo il 1882 anno della sua laurea) difronte ai genitori di oggi sempre più pronti a dare piglio alla violenza (per fortuna nella maggioranza dei casi si tratta di violenza verbale) pur di difendere a spada tratta le ragioni della propria prole.
C’era un tempo in cui i professori avevano sempre ragione (anche quando erano nel torto), oggi invece l’alleanza educativa tra famiglia e scuola sembra vacillare. Così le reazioni di mamma e papà davanti ad un voto sotto la sufficienza va oltre la protesta, diventando violenza verbale grave. Esattamente quello che è accaduto due giorni prima dell’inizio delle vacanze di Pasqua nello storico liceo «Domenico Cirillo» dove il papà di una studentessa all’ultimo anno, colta da un leggero malore dopo aver letto il voto della verifica scritta di Italiano (un 5) è corso a scuola invocando vendetta.
A scatenare il genitore che mai durante l’anno si era presentato in istituto per i colloqui con il docente di Lettere pare sia stato l’Sos lanciato via cellulare dalla migliora amica della giovane studentessa che per riprendersi «dal brutto voto» ha chiesto di poter uscire dall’aula. La telefonata è partita dal bagno delle ragazze. Non è passato molto tempo dalla chiamata che papà e mamma erano già all’ingresso dell’istituto chiedendo di poter soccorrere la figliola. Ottenuto il lasciapassare hanno raggiunto l’aula dove era ancora presente il professore di Lettere.
Il genitore contrariato da quel brutto voto, nonostante gli inviti della moglie a mantenere la calma, ha minacciato e aggredito verbalmente l’insegnante davanti ai sui stessi alunni con tale violenza da seminare il panico. L’intervento di un professore e di un collaboratore scolastico, giunti di corsa, hanno impedito che la situazione degenerasse ulteriormente. L’insegnante si è sentito venir meno e visibilmente sotto choc è stato accompagnato in ospedale. Ha poi presentato denuncia ai carabinieri della stazione Carrassi. Sebbene non ci sia stata violenza fisica le ipotesi di reato rimangono gravi: oltraggio, minacce e lesioni.
«Un episodio che l’intero corpo docente ha condannato con un documento che è stato reso pubblico, solidarizzando con il collega» ha spiegato alla «Gazzetta» la dirigente del Cirillo, la professoressa Ester Gargano. «Purtroppo – ha aggiunto – stiamo assistendo in generale ad un cambiamento nel rapporto tra genitori e scuola, con una sempre maggiore ingerenza che finisce per svilire il ruolo dei docenti e delegittimare la funzione istituzionale della scuola. Un fenomeno che ostacola la crescita serena e consapevole dei ragazzi. Ognuno deve rispettare il suo ruolo, guardando alle proprie responsabilità. C’è bisogno di grande collaborazione nel rispetto di un patto educativo di corresponsabilità – conclude la dirigente – che deve vedere la scuola, gli insegnanti e le famiglie andare nella stessa direzione per il bene dei ragazzi». Le aggressioni per un brutto voto, un rimprovero, un «No!» sono sempre più frequenti. Spesso le aggressioni restano insulti o molestie senza conseguenze penali – dunque non escono dalle mura scolastiche -, ma non per questo non esistono.
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