Un 25enne truffato. Nel cv i suoi dati. Sperava di ricevere una chiamata di lavoro. Originario della Romania, si è trasferito nel capoluogo ionico diversi anni fa
TARANTO – Aveva consegnato il curriculum vitae con i suoi dati nella speranza di ricevere una chiamata di lavoro e invece l’unica cosa che gli è arrivata a casa è stata un’ingiunzione di pagamento di circa 40mila euro. È accaduto a Taranto, a un giovane che chiameremo Sasha, nome di fantasia. Originario della Romania, si è trasferito nel capoluogo ionico diversi anni fa: quando è arrivato in Italia da bambino per costruirsi un futuro. Nel 2017, armato di speranze e buona volontà, ha cominciato a consegnare cv a diversi bar: un giorno è entrato anche in uno dei bar più noti e frequentati dai giovanissimi, uno di quelli nel cuore della città in cui forse sperava di essere assunto con un contratto regolare. Sasha ha consegnato il cv e per eccesso di zelo ha allegato anche la fotocopia del documento e il suo codice fiscale
Il tempo è trascorso, ma da quel bar non è arrivata alcuna chiamata di lavoro. In compenso a distanza di qualche anno una società di recupero crediti gli ha scritto intimandogli di saldare un debito di quasi 40mila euro per delle fatture di fornitura di energia elettrica mai saldate con Enel Servizio Elettrico Nazionale. Terrorizzato, ha raggiunto lo studio dell’avvocato Ivan Zaccaria che senza perdere tempo ha chiesto a Enel di fornire copia dei contratti e lì è emerso il problema: Sasha risultava titolare di un contratto di fornitura di energia elettrica di un bar del centro di Taranto e di uno a Leporano. Atti stipulati nel 2017 che avrebbero garantito una fornitura fino al 2018, ma di cui nessuno aveva saldato le fatture. L’avvocato Zaccaria, quindi, ha immediatamente depositato una denuncia contro ignoti alla procura della Repubblica che al termine delle indagini ha ricostruito i fatti: i dati del giovane sarebbero stati utilizzati non per creare un database di giovani in cerca di occupazione, da cui magari attingere all’occorrenza, ma per attivare una fornitura di corrente elettrica.
Nei guai è finito così il titolare della società che gestisce il bar del centro e che vanta anche altri esercizi commerciali in diverse altre zone della città e della provincia. Truffa e sostituzione di persona sono le ipotesi di reato contestate dal pubblico ministero Maria Grazia Anastasia nei confronti di 42enne titolare di due bar nel centro città e di uno in provincia: per la procura ionica sarebbe stato lui a fornire i dati di Sasha all’Enel per sottoscrivere un contratto apponendo una firma falsa. Quando i finanzieri lo hanno interrogato, ha provato a difendersi sostenendo che di tutta la parte contrattualistica se ne occupava il suocero che nel frattempo era deceduta. Una spiegazione che non è bastata all’accusa che, una volta chiuse le indagini, ha chiesto e ottenuto la citazione diretta a giudizio: al termine del processo di primo grado, l’imprenditore 42enne è stato condannato a 8 mesi di reclusione e, come richiesto dall’avvocato Zaccaria, anche al pagamento di un risarcimento nei confronti di Sasha che sarà quantificato in un processo civile. Il processo penale, inoltre, ha permesso Enel di comprendere che non era il 25enne l’uomo a cui presentare il conto da 40mila euro. Sasha, intanto, ha trovato lavoro. La paura è ormai passata
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