Con una nota stampa inviata alla redazione, il Presidente delle Guardie Ecozoofile di “FAREAMBIENTE” Coordinamento Provinciale Taranto, Marco Ielli, interviene sulla questione randagismo a Ginosa e Marina di Ginosa, dopo lo spiacevole episodio di cronaca che ha visto tristemente protagonista, una donna di 76 anni aggredita da un branco di cani, sulla spiaggia di Marina di Ginosa.
In allegato il testo integrale della missiva:
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“Prima di tutto, in relazione all’aggressione della settimana scorsa, sottolineo che assieme all’ASL ed alla Polizia Locale stiamo facendo tutto il possibile per individuare il cane che è ancora in libertà. Come si può immaginare le ricerche non sono semplici in un territorio così vasto e caratterizzato da un’area boschiva così fitta. L’operazione svolta dell’ASL ha portato alla cattura di diversi cani, tra cui alcune femmine in calore, questa condizione ha tranquillizzato i cani rimasti sul territorio che, a quanto pare, si sono ritirati nuovamente verso la pineta. Questa condizione ci consentirà di effettuare un monitoraggio più accurato utilizzando droni e fototrappole sull’intero litorale.
Siamo in costante contatto con la signora aggredita che attualmente è a casa seguita dal
proprio medico.
Per quanto riguarda il fenomeno del randagismo sul nostro territorio c’è molto da dire. Prima di tutto è necessario fare un quadro generale sull’estensione del fenomeno. Da circa un anno le Guardie Zoofile di Fareambiente monitorano i cani in libertà presenti nell’intero territorio, parlo di cani “in libertà” perchè non tutti i cani vaganti sono randagi. Ginosa è uno dei comuni più estesi della Puglia con un’estensione di oltre 188 Km2
, questa condizione fa sì che la concentrazione dei cani randagi non sia elevata nei due centri abitati, ma distribuita sulle zone periferiche, rurali e sul litorale. Questo è il motivo per cui non vi è una percezione del fenomeno nei centri cittadini, ma basta spostarci a pochi km per rendersi conto di quanto stia accadendo; ad esempio nella zona “Cesine” è presente un nutrito branco, dicasi lo stesso nell’area della gravina o nella zona della “Madonna d’Attoli”. Analogamente avviene lo stesso a Marina di Ginosa dove tra pineta e litorale si contano decine di cani in libertà. Se ci spostiamo nelle aree rurali il fenomeno è ancora più evidente, la presenza di così tante masserie “difese” da cani da pastore che nella maggioranza dei casi girovagano liberi per le campagne accoppiandosi liberamente, implica la presenza di centinaia di cani liberi.
Ritengo necessario, anche se scontato, ribadire il concetto che i cani randagi non nascono sotto gli alberi come i funghi, ma sono animali abbandonati dai loro padroni che incoscienti ed incuranti del danno che creano agli stessi animali e a tutta la comunità, perseverano in questo increscioso e deplorevole gesto. Il costo per la comunità è altissimo, il randagismo è la seconda voce di spesa di molti Comuni, centinaia di migliaia di € l’anno di soldi dei cittadini che finiscono nei canili, senza peraltro risolvere il problema. Questo non accade solo a Ginosa ma nella gran parte dei Comuni italiani. Questa condizione proviene da lontano, dal 1954 al 1991 era in vigore il DPR320/54 che prevedeva che per il controllo della rabbia, i canili assolvessero esclusivamente la funzione di canile “Sanitario” dove i cani catturati venivano trattenuti e poi soppressi per eutanasia. Dal 1991 con l’avvento della Legge 281 il cane acquisisce il diritto di essere tutelato e si pone il problema del suo ricovero in strutture adeguate, con conseguenti onerose questioni sia in termini economici che organizzativi. Fu così che un problema di molti si tradusse in una fortuna per pochi, trasformando di fatto la gestione dei canili in un vero e proprio business. Fortunatamente l’evoluzione continua del corpus normativo ha fatto sì che le Regioni abbiano compreso la necessità di puntare su altri strumenti per redimere il fenomeno, come campagne di sterilizzazione e politiche per l’incremento delle adozioni dei cani abbandonati. In questo ambito assumono un ruolo fondamentale i canili sanitari, dove i cani randagi (ma non solo) possono essere sterilizzati eliminando alla base il problema delle nascite. Il costo di gestione di questa tipologia di canili è meno della metà di quello di un canile rifugio, con la differenza che i canili sanitari portano alla risoluzione del problema. Un esempio della loro efficacia lo abbiamo proprio in Puglia (ebbene sì, per una volta non bisogna arrivare in Svezia per trovare qualcosa che funzioni) nel Comune di Vieste che nel 2011 ha attuato il progetto “Zero cani in canile” che nel giro di pochi anni ha ridotto il numero dei cani in canile del 98% e quasi azzerato i costi per l’Ente Comunale.
Attualmente il Comune di Ginosa per effettuare le sterilizzazioni ha stipulato una
convenzione con il canile sanitario di Laterza, che mette a disposizione il suo ambulatorio per le sterilizzazioni un giorno alla settimana. Come si potrà ben immaginare in un solo giorno si possono effettuare pochissime sterilizzazioni, che ricordo essere interventi chirurgici complessi con non poche complicazioni e l’esigenza di box per la degenza post operatoria. La realizzazione del canile sanitario a Ginosa è pertanto una priorità da portare a termine nel più breve tempo possibile. Le perplessità in merito alla mancanza di personale, sollevate da qualcuno, non si pongono nemmeno, anzi, il canile sanitario rappresenta un’opportunità per molti giovani laureati e per figure professionali specializzate, il tutto riducendo drasticamente i costi rispetto ad oggi.
Cordiali saluti
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