Una rissa tra detenuti è scoppiata l’altro ieri nel carcere di Taranto. Lo riferisce Federico Pilagatti della segreteria nazionale del Sappe, precisando che «doveva essere una resa dei conti definitiva» e che «fortunatamente l’evento critico che poteva sfociare in tragedia si è risolto con alcuni feriti medicati nella locale infermeria anche se la situazione si è fatta molto tesa all’interno del carcere tarantino». Non ci sono state ulteriori conseguenze «grazie – spiega Pilagatti – all’intervento dei poliziotti che con grande coraggio ed a rischio della loro incolumità sono riusciti a sedare la rissa». Secondo il sindacalista «purtroppo questi bollettini di guerra, quasi giornalieri, non sono altro che la sommatoria della grave situazione presente nel carcere di Taranto a seguito del sempre più grave sovraffollamento di detenuti, oramai abbiamo superato quota 800, a fronte di un organico di meno di 300 poliziotti».
Ma non è tutto. Nella stessa giornata sei telefonini e cavetti di ricarica sono stati ritrovati nei locali docce nel reparto in cui sono ristretti i detenuti ad alta sicurezza. La scoperta, sostiene Pilagatti, è stata fatta «grazie alla sagacia ed alla professionalità dei poliziotti penitenziari, i quali nonostante siano costretti a lavorare in gravissima carenza organica, non lesinano impegno ed attaccamento al loro lavoro, nonostante siano stati lasciati soli e senza alcuna sicurezza nei reparti detentivi in balia dei detenuti più violenti».
Per far capire, osserva il segretario del Sappe, «la gravità della situazione gestionale dei detenuti, si rappresenta che l’algoritmo utilizzato dall’amministrazione penitenziaria per gli organici nelle carceri, ha determinato un rapporto tra agenti-detenuti di circa 0.66 in media a livello nazionale, mentre a Taranto di scende a 0.35; ciò vuol dire che con questi parametri a Taranto sarebbero necessari almeno altri 240 poliziotti per poter gestire il carcere in maniera sicura per tutti (poliziotti, detenuti, territorio)».
Il dirigente sindacale ricorda che «nei mesi scorsi il Sappe, dopo eclatanti manifestazioni (ci siamo incatenati, abbiamo bruciato le tessere di riconoscimento) ha presentato un dettagliato esposto alla Procura di Taranto in cui venivano elencate le responsabilità del ministro e dell’amministrazione penitenziaria chiedendo un intervento rapido, poiché la situazione poteva degenerare in maniera definitiva, finora senza alcun risultato.
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