Su indicazione dell’Istituto Superiore di Sanità e l’ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza attesa per il 5 marzo ma che andrà in vigore l’8 la maggior parte delle regioni italiane si troverà in zona arancione o rossa. E il rischio è che gran parte se non tutta l’Italia si trovi a breve in lockdown, mentre sono in totale dieci i territori che potrebbero finire nelle aree a maggiori restrizioni. Non ci sarebbe però la Sicilia che dunque dovrebbe avere a che fare con misure meno rigide.
Il monitoraggio di venerdì 5 marzo cambierà quindi il colore di molti territori, anche se per ora il governo continua a dire che un lockdown nazionale non è all’orizzonte. In zona rossa dall’8 marzo potrebbero finire l’Emilia-Romagna, la Campania e l’Abruzzo. A rischio zona arancione ci sono invece Calabria, Friuli-Venezia Giulia e Veneto, mentre Lazio e Puglia sono al limite dei parametri che fanno scattare le aree a maggiori restrizioni. Un caso a parte è la Lombardia, dove la percentuale di positivi sui tamponi è schizzata dal 5% delle scorse settimane a picchi di 9 o 10 degli ultimi giorni, mentre i ricoveri continuano a salire, con il dato delle terapie intensive che nelle ultime 24 ore ha fatto segnare un preoccupante +35. Ad oggi, in base alle ordinanze del ministro della Salute Roberto Speranza del 27 febbraio scorso sono attualmente ricomprese:
nell’area bianca: Sardegna;
nell’area gialla: Calabria, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Puglia, Sicilia, Valle d’Aosta, Veneto;
nell’area arancione: Abruzzo, Campania, Emilia-Romagna, Lombardia, Marche, Piemonte, Toscana, provincia autonoma di Bolzano, provincia autonoma di Trento, Umbria;
nell’area rossa: Basilicata, Molise.
Sulla possibilità che la Lombardia finisca in zona rossa il presidente della Regione Attilio Fontana per ora è cauto: “Noi monitoriamo costantemente la situazione cercando di capire se ve ne sono di particolare pericolosità – ha spiegato – ce lo diranno i dati. Ora siamo in zona arancione, con alcune evidenze di particolare difficoltà con l’arancione rafforzato. Su cosa succederà domani non posso dire: in questo momento non ci sono situazioni che devono portare a modifica, oggi pomeriggio riguardiamo i dati se ci fossero comuni con una situazione particolarmente grave interveniamo per assumere un provvedimento utile”. Anche il Piemonte rischia la zona rossa, portando a dieci il numero di territori che potrebbero cambiare colore. Due terzi dell’Italia si troverà molto probabilmente nelle aree con le restrizioni più dure a partire da lunedì. E c’è di più: il Corriere della Sera scrive oggi che mentre si rischia di tornare all’incredibile numero di 40mila contagiati al giorno il governo comincia a chiedersi se le restrizioni dell’ultimo Dpcm bastino per fermare la Terza Ondata. E anche se nessuno conferma, sul tavolo è tornata l’ipotesi di un lockdown generalizzato: coprifuoco anticipato e ulteriori restrizioni ai movimenti delle persone.
Tra le ipotesi sul tavolo c’è il coprifuoco anticipato e ulteriori limitazioni agli spostamenti delle persone. Sulla base dei dati e della curva epidemiologica Roberto Speranza si è convinto che «purtroppo i numeri peggioreranno ancora». Domani l’Rt nazionale sarà sopra 1 e le ordinanze del ministro della Salute faranno scattare l’arancione in altre regioni e forse anche il rosso se, come è prevedibile, alcuni territori andranno oltre 1,25.
Mentre intanto i governatori si tutelano dichiarando zone rosse o arancione scuro nelle province dove i contagi salgono di più: Bologna e Modena saranno in lockdown nelle prossime ore, ha annunciato Bonaccini, mentre le province di Udine e Gorizia passeranno in arancione da venerdì per decisione del presidente Massimo Fedriga che ha disposto la didattica a distanza per tutti gli studenti delle medie, delle superiori e delle università”. Niente scuola in presenza anche per i ragazzi delle seconde e terze medie e delle superiori del Piemonte. “Abbiamo una situazione che ci dice che quotidianamente le cose stanno peggiorando – sottolinea il presidente Alberto Cirio – Dobbiamo essere pronti ad intervenire chirurgicamente dove necessario”. Nella Sardegna bianca, invece, da lunedì chiunque vorrà entrare nell’isola dovrà sottoporsi a tampone rapido. Guido Rasi, docente di Microbiologia all’Università di Tor Vergata, dice ad Agorà su Rai 3 che è verosimile che il picco delle infezioni arrivi nelle prossime settimane: “Quando ci sono tanti focolai, ognuno produce a raggio nuovi contagi. La situazione mi sembra molto brutta, d’altronde non ho visto misure strutturali per aiutare gli italiani a cambiare comportamento. Non ci sono le misure strutturali nei punti nevralgici, che sono la scuola e i trasporti”. Come valuta il Dpcm a firma Draghi? “Il Dpcm insegue la pandemia – osserva Rasi – se adesso seguiranno misure strutturali probabilmente i prossimi Dpcm potranno essere adattati”.
Mezza Italia a rischio zona arancione e rossa da lunedì 8 marzo
Con il nuovo Dpcm il governo ha chiuso le scuole nelle zone rosse (al momento solo Basilicata e Molise) e lasciato alle Regioni il potere di chiuderle fin dalle materne anche altrove: si calcola che 3 alunni su 4 siano a casa. Ieri il bollettino della Protezione Civile ha notificato 20884 contagi in 24 ore mentre l’incidenza media nazionale è di 212 casi ogni 100mila abitanti: in una settimana i nuovi casi sono aumentati del 31,8%, di oltre il 40% in Friuli-Venezia Giulia (59,5), Piemonte (44,4%), Campania (43,3), Emilia-Romagna (43,1%) e Lombardia (41,6%). Il portale Tuttoscuola segnala che da lunedì saranno sei milioni gli alunni in DaD ma, scrive oggi Il Fatto Quotidiano, al momento lo stop alle scuole riguarderebbe Basilicata, Molise, Campania (dove Vincenzo De Luca, pur non essendo zona rossa, da tempo ha mandato a casa tutti gli studenti) e tutte le singole province già chiuse dai presidenti di Regione. Secondo Youtrend ben 44 province da qui alla prossima settimana potrebbero superare quel parametro di 250 contagi ogni 100mila abitanti fissati dal decreto. Secondo Il Messaggero l’indice di contagio Rt dell’Emilia-Romagna è già oltre l’1.25, ovvero la soglia stabilita per entrare nella fascia rossa, e dunque è probabile che vi entri a partire da lunedì. Anche la Lombardia ha numeri simili e per questo ieri Guido Bertolaso, consulente del governatore Fontana sul piano vaccinale, ha lanciato l’allarme: “Tutta Italia, tranne la Sardegna, si sta avvicinando a passi lunghi verso la zona rossa”.
La Stampa scrive oggi che il monitoraggio a cura dell’Iss domani dovrebbe registrare un Rt nazionale sopra l’uno, indicato come soglia di sicurezza e rischiano Calabria, Lazio, Puglia e Veneto, che così passerebbero dalla fascia gialla a quella arancione dove i bar e i ristoranti chiudono anche di giorno. Nel girone con le misure meno rigide resterebbero a quel punto solamente Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia e Sicilia, mentre l’Emilia-Romagna da arancione potrebbe passare al rosso lockdown. Dopo una sola settimana corre invece il pericolo di uscire dal paradiso della fascia bianca del tutto aperto la Sardegna, dove i contagi hanno ripreso a crescere. Per il Veneto il pronostico della zona arancione viene confermato anche dal governatore Luca Zaia: “Abbiamo dei parametri che ci fanno pensare che siamo a rischio del passaggio in arancione da venerdì… E’ un grosso guaio, siamo riusciti ad avere boccata di ossigeno di due mesi, abbiamo una situazione epidemiologica assolutamente buona rispetto alle altre Regioni, siamo una piccola isola felice, ma questa piccola felicità è temporanea, comunque i dati si muovono”.
(La Repubblica)
PIÙ COMMENTATI