I finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Rimini, con la collaborazione dei Comandi Provinciali di Cosenza e Taranto, hanno dato l’avvio, stamane, alle prime luci dell’alba, ad una vasta operazione di polizia della Ndrangheta denominata “POPILIA”, in Emilia Romagna ed in contemporanea in Calabria ed in Puglia, che ha disarticolato il tentativo di soggetti di origine calabrese, quasi tutti pregiudicati, di insinuarsi nel settore turistico – ricettivo delle province di Rimini, Forlì-Cesena e Siena.
50 militari della Guardia di Finanza, coordinati e diretti dalla Procura della Repubblica di Rimini, hanno dato esecuzione oggi nelle provincie di Rimini, Forlì-Cesena e Taranto – a n. 20 perquisizioni e ad un’ordinanza emessa dal GIP presso il Tribunale di Rimini che ha disposto misure cautelari nei confronti di 8 persone (5 agli arresti domiciliari e 3 obblighi di firma alla p.g.) per i reati di estorsione, detenzione e porto illegale in luogo pubblico di un’arma comune da sparo calibro 7,65 e intestazione fittizia di beni, che vedono a vario titolo coinvolte 8 persone; i reati di estorsione sono aggravati, per taluni di loro, dal fatto di aver minacciato la parte offesa con un’arma e di aver evocato la loro appartenenza alla ‘ndrangheta.
Nel contempo le Fiamme Gialle hanno eseguito un Decreto con il quale lo stesso G.I.P. ha ordinato il sequestro preventivo, nelle province di Rimini e Forlì – Cesena, delle quote sociali e dei beni aziendali di ben 6 società, fittiziamente sgominata banda di estorsori , operanti nelle province di Rimini, Forlì-Cesena e Siena nel settore turistico ricettivo ed in quello collegato degli allestimenti fieristici.
Le investigazioni svolte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Rimini hanno permesso di far emergere l’esistenza di un gruppo di persone stabilmente stanziato nella provincia riminese, composto da soggetti di origine calabrese, che dall’anno 2018 hanno gestito in forma occulta n. 5 hotels, un locale pubblico sull’arenile e una società operante nel settore degli allestimenti fieristici e che hanno affermato il proprio ruolo attraverso la repressione violenta dei contrasti interni sorti con i soci che non aderivano al disegno criminoso e con i dipendenti che richiedevano gli emolumenti a loro spettanti per l’attività lavorativa stagionale svolta.
Accanto a costoro, è stato individuato un secondo livello costituito da soggetti di origine campana e pugliese, che si sono prestati nell’attività illecita di interposizione fittizia, reclutati all’occorrenza per ragioni di parentela o vicinanza dai singoli indagati.
Le indagini hanno reso possibile documentare le fasi evolutive del gruppo, che in breve tempo, è riuscito a:
- infiltrarsi nell’economia legale della Romagna, controllando diverse attività economiche;
- commettere estorsioni con l’uso delle armi ed evocando la loro appartenenza all’ ’ndrangheta;
- intestare a terzi ingenti patrimoni e attività commerciali.
In particolare, è emerso che gli indagati, nonostante un apparente situazione reddituale, insufficiente a soddisfare i fabbisogni primari, in realtà manifestavano un’elevata disponibilità economica, derivante – come chiarito dalle intercettazioni telefoniche e ambientali – dalla loro partecipazione occulta in numerose società operanti nel lucroso settore turistico ricettivo, intestate a prestanome, e dalle estorsioni commesse.
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