Gestiva lo spaccio di droga in alcune piazze del quartiere Tamburi di Taranto ed è ritenuto uno dei migliori «armaioli» della mala tarantina. Giuseppe Gentile è un tarantino di 43 anni ed è conosciuto da molti come «Pippetto», nomignolo che ha dato il titolo all’indagine che lo ha portato in carcere ad agosto dello scorso anno. È lui secondo i poliziotti della Squadra Mobile di Taranto il fulcro di una attività criminale di smercio di stupefacenti e di acquisto, vendita e riparazioni di armi che ha coinvolto complessivamente 23 persone alle quali nei giorni scorsi, il pubblico ministero francesca Colaci ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini.
L’inchiesta è partita dal ferimento di cui Gentile è stato vittima l’11 novembre 2018: le attività di intercettazione avviate dagli investigatori subito dopo la sua gambizzazione, ha permesso secondo l’accusa di accertare che «Pippetto» fosse inserito «in un sodalizio criminoso – si legge negli atti dell’inchiesta – dedito, in maniera continuativa, ad un’attività illecita che si articolava, fondamentalmente, in due settori: quello degli stupefacenti, in cui provvedeva all’approvvigionamento, al confezionamento, alla custodia e consegna di droga e quello delle armi, in cui si muoveva per reperire armi comuni da sparo, armi clandestine o parti di esse che egli stesso provvedeva a modificare o a rendere efficienti».
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