(Di Massimiliano Doro)
Sono Massimiliano Doro e ritengo sia doveroso anche come operatore dell’informazione sul territorio, intervenire sulla discussione che sta riguardando il progetto di ampliamento della Ecologistic di Ginosa, dopo l’alzata di scudi da parte dell’Amministrazione Comunale.
Doveroso è anche analizzare e rettificare alcune inesattezze sottoposte all’attenzione dell’opinione pubblica, che hanno generato pregiudizio nei confronti di una azienda che vuole crescere insieme al territorio creando reddito stabile in primis per gli occupati ginosini.
Intervengo altresì come dipendente di Ecologistic. Vivo tutti i giorni il clima della fabbrica e il suo modo di lavorare e di procedere. Sono anche un ex dipendente Miroglio e conosco anche tutte le vicende precedenti all’acquisizione dello stabilimento. Intervengo anche come cittadino di Ginosa e come operatore dell’informazione che guida il quotidiano Net1TV.
Chi mi conosce sa che ho sempre detto ed esternato con rispetto, moderazione, obiettività ed imparzialità, il mio pensiero libero da logiche politiche.
Questa riflessione non vuole entrare in polemica nei confronti di nessuno, tantomeno nei confronti dell’Amministrazione Comunale con la quale peraltro abbiamo avuto diversi momenti di confronto.
Ritengo assolutamente scorretto paragonare la Ecologistic di Ginosa all’Ilva di Taranto con l’intento di generare nel lettore e nel cittadino una immagine assolutamente distorta della realtà.
Nel 2015 al Ministero dello Sviluppo Economico a Roma, ed io c’ero, tra i vari progetti al vaglio del tavolo vertenziale che concorrevano per la reindustrializzazione del sito ex Miroglio di Girifalco, fu scelto proprio il progetto presentato dall’allora Logistic&Trade (oggi Ecologistic), valutato e ritenuto dal tavolo, quello più pertinente e compatibile con il territorio, in quanto già dalla fine degli anni ’80, l’azienda proponente commercializzava packaging per il comparto ortofrutticolo e proponeva un insediamento a Ginosa che negli intendimenti espressi avrebbe avrebbe avviato un ciclo produttivo “virtuoso” che alla base di tutto il processo, prevedeva il riciclo della plastica che quotidianamente anche noi ginosini, cestiniamo nell’apposito contenitore giallo.
Cosa ben diversa da Carbon Coke, Minerali e le altre sostanze utilizzate per il drogaggio dell’acciaio e che caratterizzano il siderurgico di Taranto che notoriamente nei decenni a cavallo tra gli anni 70 e 90, nei quali io stesso vivevo a Taranto, ha sortito i suoi effetti più nefasti.
Oggi il Core Business di Ecologistic non è cambiato, come nel 2015 la mission resta quella di produrre ed integrare la linea degli imballaggi per il settore ortofrutticolo. Quindi vaschette, cassette, perimetrali in PET per l’uva, pedane etc..) destinati a soddisfare le esigenze del mercato locale, nazionale ed estero.
Secondo quanto si rileva, i prodotti di Ecologistic incontrano il favore dei mercati.
Un fattore non di poco conto che potrebbe avere ricadute positive su tutto il territorio.
Oggi chi non conosce la realtà tende a definire erroneamente Ecologistic come una “azienda di rifiuti”. E’ corretto invece dire che Ecologistic è un’azienda che produce packaging per il comparto ortofrutticolo.
All’interno della fabbrica, attraverso vari processi (selezione, lavaggio, rigenerazione ed estrusione), la plastica viene trasformata nell’ampia gamma di articoli commercializzati.
A Ginosa paradossalmente sta accadendo che un’azienda “virtuosa” che ha adottato le prerogative di un Contratto Nazionale Collettivo del Lavoro, presenti un progetto di ampliamento con il raddoppio delle produzioni di packaging e con la prospettiva di incrementare reddito stabile, venga associata ad un ecomostro.
Il progetto viene messo sotto accusa in quanto prevede anche la realizzazione di un sistema ibrido per la produzione e l’autoconsumo di energia elettrica e termica, generate con un termovalorizzatore di ultima generazione alimentato dagli scarti di produzione (Css) e l’installazione sui tetti di pannelli fotovoltaici.
Un sistema di alimentazione autonomo che porrebbe tra l’altro definitivamente fine al consumo delle attuali fonti fossili e di utilizzo della corrente di rete, rendendo l’azienda più concorrenziale grazie all’abbattimento dei costi di produzione e dello smaltimento in discarica degli scarti di produzione.
A questo punto è lecito chiedersi: tutte le altre fabbriche che utilizzano combustibili fossili, gas, gasolio, corrente di rete per alimentare gli impianti, sono più “ecocompatibili” della Ecologistic?
Ritengo inoltre che sia assolutamente sbagliato affermare, generando allarmismo, che questo tipo di investimento possa in qualche modo danneggiare turismo ed agricoltura. Basti pensare che una località come Rimini, da sempre capitale italiana del turismo, ha un impianto di termovalorizzatore di portata simile a quello previsto da Ecologistic se pur obsoleto che brucia però indistintamente tutte le tipologie di rifiuti. (link per approfondimenti Termovalorizzatore Rimini | Herambiente (gruppohera.it).
Credo che prima di assumere una qualsiasi posizione, occorra richiedere ed ottenere, precise garanzie rispetto alle eventuali emissioni rilasciate.
Bisogna avere un approccio razionale al problema senza ventilare continuamente la contrapposizione tra lavoro e salute. Bisogna sgombrare il campo da eventuale pregiudizi di carattere politico o ideologico e magari promuovere un tavolo tecnico di confronto tra Amministrazione e azienda.
In una prospettiva futura di azienda ecocompatibile potrebbero entrare anche molte figure di tecnici specializzati da reclutare tra i nostri giovani e nelle scuole del territorio che invece vede la fuga di cervelli verso il nord dove ci sono molteplici realtà come quella che si prospetta a Ginosa.
Il nostro futuro non può essere relegato solo al turismo e all’agricoltura dove assistiamo spesso a fenomeni di caporalato e lavoro nero. Impariamo a guardare anche oltre.
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