A mancare nel carcere di Taranto non è solo il personale della polizia penitenziaria, come denunciano giornalmente le organizzazioni sindacali di categoria, ma anche i dipendenti del Comparto Funzioni Centrali. Ritorna, infatti, prepotente e pericolosa la carenza in vari settori vitali per l’istituto di pena, fra i quali i funzionari dell’area educativa o il personale dell’ufficio contabile, quest’ultimo addirittura chiuso in qualche giorno pur essendo indispensabile per allentare la crescente tensione fra detenuti». Lo sottolineano Cosimo Sardelli della Fp Cgil e Massimo Ferri della Cisl Fp di Taranto-Brindisi, aggiungendo che si tratta dell’Istituto di pena «più sovraffollato d’Italia con il doppio dei detenuti (700) rispetto alla capienza, ma con il minor numero di addetti».
Per i rappresentanti dei sindacati non fa più notizia il carcere di Taranto, definito senza giri di parole l’istituto di pena più sovraffollato d’Italia con il doppio dei detenuti rispetto alla capienza massima prevista, ma con il minor numero di addetti.
«Ritorna, infatti, prepotente e pericolosa – sottolineano ancora Ferri e Sardelli -, la carenza in vari settori vitali per l’istituto di pena, fra i quali i funzionari dell’area educativa o il personale dell’ufficio contabile, quest’ultimo addirittura chiuso in qualche giorno pur essendo indispensabile per allentare la crescente tensione fra detenuti».
Poi la denuncia, ferma e diretta: «Tante le promesse mai mantenute dai vertici, anche politici, dell’amministrazione penitenziaria che, evidentemente sono parte del problema».
«Aumenta senza soste, infatti, il numero dei detenuti ma diminuisce il numero degli educatori, attraverso alchimie e compiacenze dell’amministrazione centrale che ha autorizzato distacchi di alcuni e il loro trasferimento verso istituti evidentemente più comodi – aggiungono i due sindacalisti -, anche alla spalle di chi ne avrebbe maggior diritto».
«Non vi sono ormai aggettivi che possano descrivere lo sdegno dei dipendenti rimasti, la loro sfiducia verso le istituzioni, il risentimento per le promesse mancate di coloro che, periodicamente, visitano la struttura promettendo un impegno che si scioglie come neve al sole o le cui parole si perdono nel vento, come la loro credibilità». «Ne è conferma il sempre più impietoso Rapporto Antigone sull’amministrazione penitenziaria, colpevole di una cattiva distribuzione del personale nei diversi istituti».
«Dunque non solo una insufficienza organica complessiva ma, per il carcere Carmelo Magli di Taranto, una indifferenza che si ripete nel tempo, con una pianta organica, già anacronistica nella sua stesura originaria, divenuta ora surreale e che pone una intera comunità, anche in tale ambito, all’ultimo posto in Italia».
«La gravità delle condizioni di vita e di lavoro nell’Istituto richiede una iniziativa straordinaria che, abbiamo visto, non può provenire dalle Istituzioni interne».
«I tempi appaiono, dunque – concludono i rappresentanti delle due organizzazioni sindacali di categoria -, maturi per una commissione parlamentare d’inchiesta di cui la Fp Cgil e la Cisl Fp territoriali sollecitano l’attivazione alle Commissioni della Giustizia, alle quali questa nota è anche indirizzata, unitamente all’intervento della Prefettura di Taranto».
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