“Taranto al 101° posto della graduatoria stilata da Sole24Ore. Certo non possiamo gioire di questo ulteriore balzo indietro, ma com’è nostra consuetudine fare, scegliamo di partire da un’analisi obiettiva per ripensare il futuro e quello che insieme, a più livelli, ed in diversi contesti, è possibile fare per risalire la china”. Francesca Intermite, presidente di Casaimpresa Taranto, aderente a Confesercenti, interviene in merito alla classifica che vede il capoluogo jonico in fondo alla lista e, pur non nascondendo la preoccupazione nel leggere la classifica, si mostra animata da spirito costruttivo.
“Sono tre in particolare gli indicatori su cui ritengo utile soffermarmi” sottolinea.
L’indagine della Qualità della vita del Sole 24 Ore viene fatta sulla base di 90 indicatori, suddivisi in sei macro-categorie tematiche: ricchezza e consumi, affari e lavoro, ambiente e servizi,demografia, società e salute, giustizia e sicurezza, e cultura e tempo libero. Ciascuna di esse è composta da ulteriori 15 indicatori.
“Il peggior dato – riprende l’imprenditrice tarantina – è quello che fa riferimento al ricorso alla Cassa Integrazione Ordinaria e che vede Taranto al 107° posto, ovvero l’ultimo, per la media di ore autorizzate di Cig per le imprese del territorio jonico. Chiaro che – osserva Intermite – questo significa incertezza lavorativa e importanti decurtazioni dello stipendio che si traducono, per i lavoratori e per le loro famiglie, in precarietà nel quotidiano e impossibilità di pensare al futuro con serenità. Se si pensa che Taranto è una città, piaccia o no, industriale, e non solo per la presenza dell’acciaieria, questo suona ancor più paradossale. Secondo indicatore che deve far riflettere e che porta il territorio al 105° posto, è quello relativo a Affari e Lavoro. I primi due inoltre determinano e trascinano il terzo, sul quale anche vorrei richiamare l’attenzione, e quindi Ricchezza e Consumi (88° posto). E’ chiaro che chi non ha stabilità lavorativa e vede ridursi la propria retribuzione mensile, ha poca voglia, anzi è decisamente scoraggiato e quindi tende a non spendere, da qui la contrazione dei consumi, la scarsa, per non dire nulla, circolazione della ricchezza e le difficoltà considerevoli per il commercio, i servizi ed il pubblico esercizio”.
“Detto ciò – prosegue la nota – non possiamo non dire, anche con particolare apprensione, che la situazione appare finanche drammatica, ma al tempo stesso da qui dobbiamo ripartire per chiedere al Governo un serio impegno per Taranto e la sua provincia. Un impegno che significa ridare per esempio un ritmo vivace ai lavori del Cis, con particolare riferimento alle bonifiche del Mar Piccolo, da cui dipende gran parte del futuro di un’attività identitaria e preziosa come quella della pesca/mitilicoltura. Ma anche, e lo diciamo a poche ore da un nuovo rinvio dell’assemblea dei soci, una seria definizione della grande vertenza dello stabilimento siderurgico, dal quale dipendono tantissime famiglie”.
“Se all’esecutivo chiediamo finalmente di prendere a cuore le sorti di questo territorio – conclude la presidente di Casaimpresa – non possiamo che invitare le amministrazioni locali a unirsi, fare rete, serrare le fila e creare sinergie che possano permettere di rilanciare tutto il territorio anche nella direzione, tanto auspicata, di un concreto e determinante sviluppo turistico, che darebbe ossigeno all’economia e insieme porterebbe a valorizzare un paesaggio ricco di molteplici bellezze”.
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