
«Non bisogna essere particolarmente esperti in questa materia per capire la situazione. Si bonificano solo 15 ettari su 8 chilometri quadrati? Così il risanamento ambientale è impossibile da conseguire». Il prefetto di Taranto Demetrio Martino, nella sua veste di ex commissario straordinario per gli interventi di bonifica dell’area di Taranto, il cui mandato in proroga è scaduto il 31 marzo scorso (e ora il ruolo è vacante), nei giorni scorsi ha spiegato alla commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali che una delle principali criticità delle bonifiche riguarda il Mar Piccolo. Secondo uno studio di Arpa e Asl bisognerebbe intervenire sull’intera area ma per fare questo «occorrerebbe una dotazione finanziaria di oltre un miliardo di euro. Quindi al momento bisogna capire come intervenire su quelle acque con le risorse che ci sono». Dieci anni fa, nell’ambito del protocollo d’intesa che portò alla nomina del primo commissario, fu appostata «la somma di 35 milioni di euro – ha ricordato Martino – per interventi di disinquinamento» ma le risorse «venivano spese per attività di verifica e ricerca scientifica, non per attività di bonifica». L’ex commissario ha fatto presente che «in vari studi si evidenzia come la diossina e il Pcb siano sostanze inorganiche, che quindi non si sciolgono in acqua e che si levano dai sedimenti e fluttuano per tutto il mar Piccolo. Quindi non è bonificando un solo tratto del fondo marino che si può ottenere il miglioramento ambientale».
Durante l’audizione il prefetto ha detto che sotto la sua gestione è stata annullata solo l’aggiudicazione per la bonifica delle aree non pavimentate del cimitero San Brunone «per discrasie emerse rispetto al codice dei contratti». Nessun riferimento alla sospensione della gara del “Partenariato per l’innovazione”, prevista dal bando per l’affidamento della progettazione definitiva ed esecutiva e della realizzazione degli interventi di risanamento ambientale e messa in sicurezza dei sedimenti nelle aree prioritarie del primo seno del Mar Piccolo di Taranto, che fu avviata dall’ex commissario Corbelli. Si è ritenuto in sostanza che l’intervento non potesse avere alcun impatto migliorativo né sulla coltivazione dei mitili nell’area di circa 15 ettari in cui si trovano gli allevamenti, né sulla bonifica del Mar Piccolo in generale.
A porre le domande al prefetto sono stati il presidente della Commissione Stefano Vignaroli (deputato M5S), il vicepresidente Andrea Ferrazzi (senatore Pd) e il deputato tarantino Giovanni Vianello, ex M5S passato al gruppo Alternativa c’è (per il quale «l’audizione del prefetto di Taranto ha rivelato uno stato inquietante delle bonifiche e contestualmente si è compreso di un sostanziale disinteresse del Governo sull’argomento»). La Commissione d’inchiesta ha convocato il prefetto con l’obiettivo principale di acquisire informazioni sul piano di monitoraggio integrato acqua-suolo, che fu presentato il 2 luglio 2020 e definito all’epoca «un modello per tutta l’Italia e un progetto di alto valore tecnico e scientifico». Martino ha riferito che l’iniziativa nasceva proprio da un’idea del suo predecessore con la finalità di fornire supporto alle decisioni del commissario, ma che non è stata portata avanti. Si parla di una dotazione di 20 milioni di euro, di cui 5 milioni e 700 mila risultano già spesi per il primo stralcio funzionale. «Non ho ritenuto di eseguire questo piano – ha precisato Martino – per una serie di dubbi espressi in sede di tavolo istituzionale permanente. Si è deciso di riallocare e destinare le risorse ad altro, in maniera particolare per l’attività di bonifica dell’area Pip di Statte».
Negli ultimi due anni, ha obiettato il presidente Vignaroli, «mi sembra di capire che non si è andati avanti con nulla se non con la rimodulazione di iniziative già pianificate. Cosa è stato fatto?». Martino ha innanzitutto puntualizzato che «nell’ambito degli interventi urgenti di bonifica le risorse che attualmente possono essere destinate per interventi diversi sono esclusivamente per la piattaforma di monitoraggio e per quelli destinati per la bonifica dei sedimenti del Mar Piccolo, perché tutte le altre sono già collocate per attività che sono state già svolte o che sono in corso. Non c’è possibilità di ampliare lo spazio degli interventi a meno che non si trovino risorse diverse rispetto a quelle già assegnate alla gestione commissariale».
Di seguito l’elenco degli interventi svolti sotto la sua gestione. «Ho concluso l’appalto – ha detto il prefetto – delle scuole del rione Tamburi per la ventilazione meccanica, ho ripreso e concluso l’appalto per la rimozione del mercato ittico galleggiante, ho affidato al Comune di Taranto il completamento del recupero del marine litter (cioè del materiale antropico e dei relitti depositati sul fondo marino), abbiamo ripreso l’appalto della bonifica delle aree non pavimentate del cimitero San Brunone (per 13 milioni di euro) che si è dovuto interrompere per riportarlo nell’alveo del codice dei contratti e ho dato indirizzo specifico per risolvere la questione della messa in sicurezza e bonifica dell’area Pip di Statte. Poi c’è la contabilità speciale delle risorse appoggiate a quelle del commissario ma che riguardano attività di altri enti, come l’Autorità di sistema portuale e i Comuni».
Complessivamente, ha puntualizzato il prefetto, «il fondo destinato all’attività del Commissario Straordinario ammonta a 214.896.436 euro e le risorse ancora da trasferire alla contabilità sono circa 66 milioni. Ma il commissario straordinario non sovrintende l’attività di bonifica di tutto il territorio. Ad occuparsi delle bonifiche – ha aggiunto Martino – sono anche i commissari ex Ilva per le aree escluse del contratto, Acciaierie d’Italia nell’ambito delle prescrizioni Aia, il Comune di Taranto, gli altri comuni dell’area di crisi e la Regione Puglia. C’è un insieme di finanziamenti che gravitano sul territorio in questo ambito».
La struttura del Commissario delle bonifiche attualmente è priva di guida e l’attività è bloccata. L’incarico per il prefetto Martino era stato prorogato fino al 31 marzo ma, con la cessazione dello stato di emergenza Covid, è scaduto anche il suo mandato. «Al momento – ha ammesso Martino – il ruolo di commissario non può essere esercitato da nessuno. Allo stato non saprei dire che tipo di valutazione si stia facendo né quanto tempo ci vorrà affinchè venga sciolta questa eventuale riserva e quindi si proceda a un nuovo provvedimento di nomina». Nel frattempo, rispetto al passato, «è cambiato – ha evidenziato in conclusione Martino – l’assetto normativo. L’incarico non sarà più annuale ma triennale ed è stata stabilita finalmente una struttura di supporto al commissario che sarà composta da sei unità, di cui una dirigenziale, proprio per coadiuvare questo tipo di attività. Sono stato contattato dal Mite che mi ha chiesto la disponibilità a proseguire nell’incarico, fermo restando che la valutazione sulla migliore scelta sotto l’aspetto di conoscenza tecnica o di altre discipline chiaramente non è la mia».
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