Anche quest’anno, l’USB risponde all’appello lanciato dal movimento Non una di meno, proclamando
lo sciopero generale dell’8 marzo 2022, per ridare a questa giornata la dimensione di lotta
internazionale contro ogni forma di violenza e discriminazione sulle donne e di genere, fuori dalla
retorica di una ricorrenza rituale.
Le ragioni sono molteplici e partono dalla necessità di respingere l’idea della violenza sulle donne
quale fenomeno emergenziale, per evidenziarne invece la correlazione con il piano dell’indipendenza
economica, necessaria per rompere legami violenti e avere salva la vita. In altre parole, la violenza
sulle donne, nella sua accezione fisica, manifesta e ripugnante, non può essere scissa da quella legata
alla condizione economica e psicologica, subdola, non riconosciuta e per questo più pericolosa.
Una violenza economica che vede il primato delle donne nei licenziamenti, nei part time involontari,
che con lo smart working e la DAD ha istituzionalizzato la casa come luogo di produzione a ciclo
continuo, nel quale il lavoro subordinato si fonde con quello riproduttivo e di cura, che erode lo stato
sociale, depotenzia la sanità, i trasporti e la scuola, moltiplicando il peso da abbattere
principalmente sulle donne, costrette a supplire, senza sosta, alla privatizzazione e ai tagli dei servizi
essenziali, alle crescenti disuguaglianze e all’ingiustizia sociale.
Che ancora oggi non riconosce un salario minimo per legge, sufficiente ad assicurare un’esistenza
libera e dignitosa, nell’unico Paese occidentale in cui le retribuzioni sono diminuite negli ultimi 30 anni
e nonostante gli esperti del Ministero del Lavoro abbiano chiarito che 1 lavoratore su 4 si trovi in
condizioni di povertà, percependo salari da fame.
Un’ enorme sacca di lavoro povero e precario dove sono concentrate principalmente donne, giovani e
migranti, che si estende dalle multiservizi alla gestione del patrimonio culturale, dalla ristorazione al
bracciantato, dalla vigilanza al lavoro di cura della persona e dell’ambiente e che opera
prevalentemente nei servizi essenziali, esternalizzati dalla Pubblica Amministrazione mediante appalti
e subappalti che strangolano le lavoratrici e i lavoratori nella morsa del massimo ribasso e dei
frequenti cambi di gestione, dove i bassi salari, le poche ore di lavoro, i rapporti a termine vanno
spesso di pari passo con il mancato rispetto dei diritti, delle tutele, della salute e della prevenzione nei
luoghi di lavoro.
Per questo, l’8 marzo manifesteremo con le lavoratrici e i lavoratori di Taranto davanti al Palazzo di
Città, contro ogni forma di violenza e discriminazione di genere, contro il lavoro povero, diffuso
soprattutto nelle categorie dove prevale il lavoro femminile, contro la piaga degli appalti, i suoi costi
sociali e lo sfruttamento che ne consegue, tanto più inaccettabile quando finanziato con i soldi
pubblici, per l’internalizzazione dei servizi essenziali, il salario minimo, i diritti e la sicurezza nei
luoghi di lavoro. Contro la guerra, per la pace e l’amicizia tra i popoli.
8 MARZO
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