SAN PAOLO DEL BRASILE – A Sao Paulo, non ci arrivi per caso. Devi andarci di proposito, a scoprire il cuore economico e pulsante del Brasile. Ma se ti capita di passarvi accanto; e di proseguire per 80, o al massimo 100 chilometri, troverai un’ indicazione per Ginosa.
Non preoccuparti, non sei impazzito, non hai fatto un viaggio nel tempo e nello spazio. Ginosa è proprio lì, è la grande Fazenda della famiglia Susca, che ha voluto chiamarla così, per ricordare e onorare le proprie origini.
Il capostipite della famiglia, il nonno, Domenico Susca, noleggiatore molto noto ed esponente carismatico della Chiesa evangelica pentecostale di Ginosa, emigró in Brasile nel 1954. Compró un camion e cominció a percorrere palmo a palmo le immense distese brasiliane.
Guidando da notte a notte e lavorando sodo, accumuló una fortuna e fondó una piccola compagnia di autobus.
I figli erano già grandi. Il primogenito, Nino, era fresco di laurea in medicina in Italia, a Bari; e non ne voleva sapere di rimanere in Brasile. Dopo qualche anno la moglie, Filomena, si ammalò di nostalgia.
A Domenico, detto Minguccio, non restó che rifare le valige e tornare a Ginosa, con la moglie e la figlia Ester, che non accettó mai completamente di essere tornata al paese, pur avendo poi formato una splendida famiglia, dopo il matrimonio con Paolo Fiore.
Ma intanto il secondo dei figli, di Domenico Susca, Giosuè, Rosario, conosciuto a Ginosa con il suo secondo nome, aveva faticato sodo in Brasile, aveva incentivato il patrimonio paterno, aveva conosciuto Noemia, si era sposato e si era stabilito a Sao Paolo. Il prossimo giovedì, 29 ottobre, Giosuè Rosario e Noemi e seguiranno il loro sessantacinquesimo anniversario di matrimonio.
Rosario mise su una fabbrica di copertoni per pneumatici e divenne il patriarca del ramo brasiliano della famiglia Susca.
Negli anni, Rosario è diventato uno degli uomini più facoltosi e stimati del Brasile, invitato a cena da tutti i Presidenti della Repubblica Carioca.
Oggi, dopo aver superato brillantemente qualche problema di salute è uno splendido nonno di 89 anni, che si gode i nipoti.
La guida economica della famiglia, che ha diversificato e ampliato il proprio ventaglio di attività, è passata saldamente nelle mani di Vito Paolo, il figlio più grande di Rosario, imprenditore di successo e amico fraterno di uno dei miti brasiliani e mondiali di tutti i tempi: quel grande campione di Formula 1 che da solo rappresentò il circo magico dei bolidi danzanti.
Vito Paolo e Ayrton Senna si sono divisi il pane e l’infanzia. Poi sono diventati anche vicini di casa nell’esclusivo sobborgo di Guarujá, a Sao Paulo.
Vito Paolo Susca conosceva tutte le attività filantropiche di Ayrton Senna, che il campione ha tenuto segrete fino alla sua tragica morte. L’amico sapeva fin nei minimi particolari quanto Senna ha fatto per i meninos de Rua, per i ragazzi di strada del Brasile.
Senna era schivo, gli ripugnava usare la solidarietà per coltivare la sua immagine. Faceva tutto nel silenzio del cuore, mentre altri campioni ormai appannati, forse rosi dall’invidia cercavano di gettare fango, sul suo inarrivabile talento.
Ayrton era il numero 1 e quando morì a Imola, nel Gran Premio maledetto del ’94, Vito Paolo stava preparando la festa per il suo ennesimo Trionfo mondiale che non arrivó.
Quando parla dell’amico campione, Vito Paolo non trattiene le lacrime.
Le fazendas e le aziende della famiglia Susca, tra cui la famosa “Ginosa” , da cui abbiamo cominciato il nostro viaggio affettivo, per parlare di questi ginosini, che si sono fatti strada nel mondo, continuano a prosperare, con una visione sacrale del lavoro e della famiglia, che deriva anche da una fede profonda, vissuta e testimoniata ogni giorno.
La stessa fede che spinge tutti i membri della famiglia Susca a cercare il bello di ogni cosa, la stessa bellezza che Vito Paolo ritrova negli splendidi cavalli arabi che da anni vengono allevati nelle aziende agricole impiantate da Rosario.
Vito Paolo non ha mai interrotto i legami con l’Italia. Da ragazzo veniva spesso a Ginosa, dai nonni; e andava a prendere lezioni di italiano dalla professoressa Giovanna Buffa.
Ora parla un italiano fluente e lo insegna ai suoi figli.
Rosario è fiero di tutto quello che ha costruito. Ma nella sua innata modestia si schernisce: “Ho solo lavorato molto, come mi ha insegnato mio padre” – dice piano.
Ogni giorno, guarda l’orizzonte e, pensando ai suoi splendidi destrieri
arabi, è come se fosse un po’ a Ginosa.
Michele Pacciana
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